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Pietro Metastasio
Romolo ed Ersilia

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SCENA TERZA

 

Ersilia e Valeria

 

VAL.

Né ti par degno, Ersilia,

D’amore il nostro eroe?

S’ei non poté d’un popolo feroce

L’attentato impedir, tu vedi come

Ei lo corregge.

ERS.

Il veggo

VAL.

E nulla intanto

Per lui ti dice il cor?

ERS.

L’ammiro.

VAL.

Io chiedo

Se l’odia o l’ama.

ERS.

Amica,

Me stessa io non intendo. Ho mille in seno

Fin or da me non conosciuti affetti.

Il suo volto, i suoi detti

Nell’anima scolpiti

Romolo mi lasciò. Parmi ch’ei sia

Il più grande, il più giusto,

Il più degno mortal. Ma che? Ribelle

A’ divieti paterni, alla sabina

Rigida disciplina, il suo dovrebbe

Perciò costume austero

Ersilia abbandonar? No, non sia vero.

 

Sorprendermi vorresti,

Nume dell’alme imbelli;

Ma in vano a me favelli:

Nume non sei per me.

All’alma mia disciolta

In van catene appresti;

Fra’ suoi rigori involta

Scherno farà di te. (parte)

 

 

 




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