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Pietro Metastasio Romolo ed Ersilia IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA PRIMA
Sito angusto negli orti palatini, ristretto fra scoscesi ed elevati sassi, bagnato da un’acqua cadente, e soltanto illuminato dall’alto, quanto permettono le frondose piante che gli sovrastano.
Curzio frettoloso, poi Ersilia
CUR. |
Dove mai rinvenirla? Il destro istante Trascurar non vorrei. M’offre la sorte… |
ERS. |
Ah! tu non sai, Che accesa è già del Palatino a tergo Fra le romane e ceninesi squadre Tutti d’armi e d’armati; e di Sabina Interrotta è ogni via. |
CUR. |
Non tutte. |
ERS. |
Io stessa, Non dubitarne, o genitor, dall’alto Del mio soggiorno ho le feroci schiere |
CUR. |
Agevola il cammin. Tutta or s’affretta Al minacciato colle Roma in tumulto; e dall’opposta parte È deserto il Tarpeo. Di questo, il sai, Il Tebro scorre alle radici; e, mentre Si pugna in un, noi dal contrario lato Il fiume varcherem. Su l’altra sponda |
ERS. |
Eccomi dunque |
CUR. |
No: questa ti lascio Scorta fedel; seco t’invia. Raccolti Gli occulti miei seguaci, io sul cammino Vi giungerò. Nulla a’ disegni nostri, Nulla si oppon. Già in occidente, il vedi, Rosseggia il sole: inosservati insieme Potrem di Roma uscir sicuri. E un legno |
ERS. |
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CUR. |
Palpiti ancora? Eh, non temer; ti fida, Ersilia, a me: tutto io pensai; son tutti Gli ostacoli rimossi. Il suo sereno Puoi respirar; la libertà s’appressa.
Di far ritorno. |