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Pietro Metastasio Romolo ed Ersilia IntraText CT - Lettura del testo |
ERS. |
Oh Tebro, oh Roma, oh care sponde, a cui Amorosi sospiri, io vi abbandono; Ma la maggior vi lascio Parte del core. Oh, quante volte al labbro Mi torneranno i vostri nomi! Oh, quante Verran di questi colli i miei pensieri! Misera me! Nessuno ha mai provato Più maligno destin... No, non è vero: Io Romolo conobbi; e ognun, cui tanta Sorte ha negata il Ciel, stato più rio, Più maligno destin soffre del mio. Saper potessi almeno, |
VAL. |
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ERS. |
Chi vinse? |
VAL. |
Avea |
ERS. |
Ed ora? |
VAL. |
Ed ora |
ERS. |
Io nulla intendo. |
VAL. |
Intenderai, se m’odi. |
ERS. |
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VAL. |
Già della pugna Deciso era il destin; già in ogni lato Rotti i nemici alle romane spade Più non offriano il petto; e il lor mostrando Perduto ardire a mille segni espressi, Cadean fuggendo ed opprimean se stessi: Quando le furie sue portando in fronte Sforza gl’inciampi, apre le vie, da lungi |
ERS. |
Oh temerario! |
VAL. |
Ogni vantaggio, ad un girar di ciglio Fece l’armi cessar; fe’ vuoto intorno Largo campo lasciarsi; e solo e senza |
ERS. |
Ma poi? |
VAL. |
Non so: quando partì dal campo Chi mi narrò ciò ch’io t’esposi, ancora Il pregio della pugna era indistinto. |