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Pietro Metastasio
Semiramide

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SCENA TERZA

 

Mirteo, Ircano, poi Scitalce, e detti.

 

MIR.

Al tuo cenno, gran re, deposte l’armi,

Si presenta Mirteo.

L’Egitto...

IRC.

(a Mirteo, interrompendolo) Odi. La bella

Che fra noi si contende, è quella?

MIR.

(ad Ircano)

È quella

 

L’Egitto è il regno mio... (a Semiramide)

IRC.

(a Semiranide, interrompendo Mirteo)

Del Caucaso natio

Vien dal giogo selvoso

L’arbitro degli Sciti amante e sposo.

MIR.

Ircano, a quel ch’io veggo,

Tu d’Assiria i costumi ancor non sai.

IRC.

Perché?

SEMIR.

Tacer tu déi:

Parli il prence d’Egitto.

IRC.

In Assiria il parlar dunque è delitto? (si ritira indietro)

MIR.

L’Egitto è il regno mio; sospiri e pianti,

Rispetto e fedeltà sono i miei vanti.

SEMIR.

Siedi, principe, e spera: a lei, che adori,

Non è il tuo merto ascoso. (Mirteo va a sedere)

Qual ti sembra Mirteo? (piano a Tamiri)

TAM.

(piano a Semiramide)

Molle e noioso.

SEMIR.

Or narra i pregi tuoi. (ad Ircano)

IRC.

Dunque, a vostro piacer...

TAM.

(al medesimo)

Parla, se vuoi.

IRC.

Si parli. A farmi noto

Basta affermar ch’io sono

L’opposto di colui. Sospiri e pianti

Non son pregi fra noi. Pregio allo Scita

È l’indurar la vita

Al caldo, al gel delle stagioni intere,

E domar, combattendo, uomini e fere.

TAM.

Si vede.

SEMIR.

Or siedi, Ircano. (Ircano va a sedere)

Qual ti sembra costui? (piano a Tamiri)

TAM.

(piano a Semiramide) Barbaro e strano.

SEMIR.

Venga Scitalce.

SIB.

(Oh stelle! io veggo Idreno!

Qual arrivo funesto!)

SEMIR.

Sibari, oh Dio! questo è Scitalce? (piano a Sibari, vedendo Scitalce)

SIB.

È questo.

SEMIR.

Sarà. (dopo averlo considerato)

SCIT.

(Numi, che volto!) Il re novello,

Ircano, dimmi, è quel ch’io miro?

IRC.

È quello.

SCIT.

Sarà. (dopo aver considerata Semiramide)

SEMIR.

Prence, il tuo nome

Dunque è Scitalce?

SCIT.

Appunto.

SEMIR.

(Qual voce!)

SCIT.

(Qual richiesta!

Io gelo).

SEMIR.

(Io vengo meno).

SCIT.

(Semiramide è questa).

SEMIR.

(È questi Idreno).

Fin dall’indico clima

Ancor tu vieni alla real Tamiri

Il tributo ad offrir de’ tuoi sospiri?

SCIT.

Io... (Che dirò?) Se venni...

Non sperai... Mi credea... Ma veggo... (Oh dèi!)

SEMIR.

(Si confonde il crudel su gli occhi miei).

TAM.

Siedi, Scitalce. Il turbamento io credo

Figlio d’amor; né a paragon d’ogni altro

Picciol merito è questo.

SCIT.

Ubbidisco. (si ritira lentamente verso il sedile)

SEMIR.

(Infedel!)

SCIT.

(Sogno o son desto?)

Ma veramente è quegli

Il successor della corona assira? (ad Ircano)

IRC.

Non tel dissi?

SCIT.

Sarà. (siede)

IRC.

Questi delira.

TAM.

Nino, perché non chiedi (piano a Semiramide)

Qual mi sembri costui?

SEMIR.

(piano a Tamiri)

Perché ravviso

 

In quel volto fallace

Segni d’infedeltà.

TAM.

(piano a Semiramide) Ma pur mi piace.

SEMIR.

(Oh gelosia!)

IRC.

Che più s’attende? È tempo

Che Tamiri decida.

TAM.

Son pronta.

SEMIR.

(Aimè!) Ma prima

Giurar si dee di tollerar con pace

La scelta d’un rivale. Al nume, all’ara

Principi, andate.

MIR.

Ogni tuo cenno è legge. (s’alza e va all’ara)

SCIT.

(Son fuor di me). (fa lo stesso)

SEMIR.

(Spergiuro!)

MIR.

Io l’approvo. (Scitalce e Mirteo pongono la mano su l’ara, stando un per parte)

SCIT.

Io l’affermo.

IRC.

(s’alza, ma non parte dal suo luogo) Io l’assicuro.

SEMIR.

Ircano, al nume, all’ara

Non t’avvicini?

IRC.

No; giurai, né voglio

Seguir l’altrui costume.

Degli Sciti ecco l’ara ed ecco il nume. (ponendosi la mano al petto ed accennando la spada)

TAM.

Io l’ardire d’Ircano,

Di Mirteo l’umiltà veggo ed ammiro;

Ma un non so che...

SEMIR.

Sospendi

La scelta, o principessa.

TAM.

Abbastanza pensai.

IRC.

Dunque favelli.

SEMIR.

No, principi; v’attendo (s’alza, e seco tutti)

Entro la reggia all’oscurar del giorno:

Ivi a mensa festiva

Sarem compagni, e spiegherà Tamiri

Ivi il suo cor. Voi tollerate intanto

Il breve indugio.

MIR.

Io non mi oppongo.

IRC.

Ed io

Mal soffro un re de’ miei contenti avaro.

SEMIR.

Desiato piacer giunge più caro.

 

Non so se più t’accendi (a Tamiri)

A questa o a quella face:

Ma pensaci, ma intendi;

Forse chi più ti piace

Più traditor sarà.

Avria lo stral d’Amore

Troppo soavi tempre,

Se la beltà del core

Corrispondesse sempre

Del volto alla beltà. (parte con Sibari)

 

 

 




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