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Pietro Metastasio
Semiramide

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SCENA QUARTA

 

Semiramide, Ircano e Mirteo

 

SEMIR.

(Conoscerai fra poco

Che son pietosa e non crudel).

MIR.

Perdona,

Signor, s’io troppo ardisco: il tuo comando

Scitalce a un punto e la mia speme oltraggia.

IRC.

Perché mi si contende

Il trionfar di lui?

SEMIR.

Chi mai t’intende?

Or Tamiri non curi, ed or la brami.

MIR.

Ma tu l’ami o non l’ami?

IRC.

Nol so.

SEMIR.

Se amavi allor, come in te nacque

D’un rifiuto il desio?

IRC.

Così mi piacque.

MIR.

Se ti piacque così, perché la pace

Or mi vieni a turbar?

IRC.

Così mi piace.

MIR.

Strano piacer! Dell’amor mio ti fai

Rivale, Ircano, ed il perché non sai?

IRC.

Quante richieste! Al fine

Che vorreste da me?

SEMIR.

Da te vorrei

Ragion dell’opre tue.

MIR.

Saper desio

Qual core in seno ascondi.

SEMIR.

Spiegati.

MIR.

Non tacer.

SEMIR.

Parla.

MIR.

Rispondi.

IRC.

Saper bramate

Tutto il mio core?

Non vi sdegnate;

Lo spiegherò.

Mi diletto

L’altrui dolore;

Perciò d’affetto

Cangiando vo.

Il genio è strano,

Lo veggo anch’io;

Ma tento in vano

Cangiar desio:

L’istesso Ircano

Sempre sarò. (parte)

 

 

 




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