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Pietro Metastasio
Siroe

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SCENA SECONDA

 

Siroe, poi Emira sotto nome d’Idaspe.

 

SIR.

Come quel di Laodice,

Potessi almen lo sdegno

Placar dell’idol mio.

EMI.

Fermati, indegno!

SIR.

Ancor non sei contenta?

EMI.

Ancor pago non sei?

SIR.

Forse ritorni

Ad insultare un misero innocente?

EMI.

Vai forse al genitore

A palesar quel che taceva il foglio?

SIR.

Quel foglio in che t’offese? Io son creduto

Reo del delitto, e mel sopporto e taccio.

EMI.

Ed io, crudel, che faccio,

Qualor t’insulto? Assicurar procuro

Cosroe della mia , più per tuo scampo

Che per la mia vendetta.

SIR.

Ah! dunque, o cara,

Fa più per me. Perdona al padre, o almeno,

Se brami una vendetta, aprimi il seno.

EMI.

Io confonder non so Cosroe col figlio.

Odio quello, amo te; vendico estinto

Il proprio genitore.

SIR.

E il mio, che vive,

Per legge di natura anch’io difendo.

Sempre della vendetta

Più giusta è la difesa.

EMI.

La generosa impresa

Dunque tu siegui; io seguirò la mia.

Ma sai però qual sia

Il debito d’entrambi? A noi, che siamo

Figli di due nemici,

È delitto l’amor: dobbiamo odiarci.

Tu devi il mio disegno

Scoprire a Cosroe, io prevenir l’accusa;

Tu scorgere in Emira il più crudele

Implacabil nemico, in Siroe io deggio

Aborrir d’un tiranno il figlio indegno.

Cominci in questo punto il nostro sdegno. (in atto di partire)

SIR.

Mio ben, t’arresta.

EMI.

Ardisci

Di chiamarmi tuo bene? Unir pretendi

Il fido amante ed il crudel nemico;

E ti mostri a un istante

Debol nemico ed infedele amante.

SIR.

A torto l’amor mio...

EMI.

Taci: l’amore

È nell’odio sepolto.

Parlami di furore,

Parlami di vendetta, ed io t’ascolto.

SIR.

Dunque così degg’io...

EMI.

Sì, scordarti d’Emira.

SIR.

Emira, addio.

Mi vuoi reo, mi vuoi morto:

T’appagherò. Del tradimento al padre

Vado a scoprirmi autor: la tua fierezza

Così sarà contenta. (in atto di partire)

EMI.

Sentimi: non partir.

SIR.

Che vuoi ch’io senta?

Lasciami alla mia sorte.

EMI.

Odi: non giova

Né a me né a Cosroe il farti reo.

SIR.

Ma basta

Per morire innocente. Ascolta. Al fine

Son più figlio che amante: a me non lice

E vivere e tacer. Tutto palese

Al genitor farò, quando non possa

Toglierlo in altra guisa al tuo furore.

EMI.

Va pur, va, traditore!

Accusami, o t’accusa: a tuo dispetto

Il contrario io farò. Vedrem di noi

Chi troverà più fede. (vuol partire)

SIR.

Il mio sangue si chiede:

Barbara, il verserò. L’animo acerbo

Pasci nel mio morir. (tira la spada)

 

 

 




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