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Pietro Metastasio Temistocle IntraText CT - Lettura del testo |
Serse, poi Rossane, indi Sebaste
SER. |
D’un diadema real, che mille affanni Porta con sé; ma quel poter de’ buoni Il merto sollevar, dal folle impero Liberar la virtù, render felice Chi non l’è, ma n’è degno, è tal contento, Che di tutto ristora, Ch’empie l’alma di sé, che quasi agguaglia, Il destin d’un monarca a quel d’un nume. Parmi esser tal da quel momento in cui Temistocle acquistai. Ma il grande acquisto Assicurar bisogna. Aspasia al trono Voglio innalzar: la sua virtù n’è degna, Il sangue suo, la sua beltà. Difenda Così nel soglio mio de’ suoi nipoti Temistocle il retaggio; e sia maggiore Fra’ legami del sangue il nostro amore. Pur d’Aspasia io vorrei Prima i sensi saper. Già per mio cenno Andò Sebaste ad esplorarli; e ancora |
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ROSS. |
Ove t’affretti, |
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SER. |
No; in altra parte |
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ROSS. |
E pur fra queste |
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SER. |
Or son più grandi. |
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ROSS. |
È vero; Lo comprendo ancor io: veggo di quanto Temistocle le accrebbe. È ben ragione Occupi tutto il cor di Serse. E poi Né mi fa meraviglia |
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SER. |
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ROSS. |
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SER. |
(Si disinganni La sua speranza). Odi, Rossane: è tempo Ch’io ti spieghi una volta i miei pensieri. Sappi... |
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SEB. |
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SER. |
Che! non partì? |
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SEB. |
No. Seppe Che Temistocle è in Susa, e grandi offerte Farà per ottenerlo. |
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SER. |
Or troppo abusa Della mia tolleranza: udir nol voglio: |
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ROSS. |
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SER. |
(a Sebaste) |
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ROSS. |
I tuoi pensieri |
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SER. |
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ROSS. |
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SER. |
Se comprendermi pur sai, |