SER.
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Sebaste, ed è pur vero! Aspasia dunque
Ricusa le mie nozze?
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SEB.
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È, al primo invito,
Ritrosa ogni beltà. Forse in segreto
Arde Aspasia per te; ma il confessarlo
Si reca ad onta, ed a spiegarsi un cenno
Brama del genitor.
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SER.
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L’avrà.
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SEB.
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Già viene
L’esule illustre e l’orator d’Atene.
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SER.
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Il segno a me del militare impero
Fa che si rechi.
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(Serse va in trono, servito da Sebaste. Uno de’ satrapi
porta sopra bacile d’oro il bastone
del
comando, e lo sostiene vicino a lui. Intanto nello approssimarsi, non udito
da Serse,
dice Lisimaco a Temistocle quanto siegue)
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LIS.
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(A qual
funesto impiego,
Amico, il Ciel mi destinò! Con quanto
Rossor...)
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TEMIS.
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(Di che arrossisci? Io non confondo
L’amico e il cittadin. La patria è un nume,
A cui sacrificar tutto è permesso:
Anch’io, nel caso tuo, farei l’istesso).
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SER.
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Ecco de’ miei guerrieri
La più gran parte e la miglior: non manca
A tante squadre ormai
Che un degno condottier; tu lo sarai.
Prendi: con questo scettro, arbitro e duce
Di lor ti eleggo. In vece mia punisci,
Premia, pugna, trionfa. È a te fidato
L’onor di Serse e della Persia il fato.
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LIS.
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(Dunque il re mi deluse,
O Aspasia lo placò).
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TEMIS.
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Del grado illustre,
Monarca eccelso, a cui mi veggo eletto,
In tua virtù sicuro,
Il peso accetto e fedeltà ti giuro.
Faccian gli dèi che meco
A militar per te venga Fortuna;
O, se sventura alcuna
Minacciasser le stelle, unico oggetto
Temistocle ne sia. Vincan le squadre,
Perisca il condottiero: a te ritorni
Di lauri poi, non di cipressi cinto,
Fra l’armi vincitrici il duce estinto.
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LIS.
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In questa guisa, o Serse,
Temistocle consegni?
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SER.
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Io sol giurai
Di rimandarlo in Grecia. Odi se adempio
Le mie promesse. Invitto duce, io voglio
Punito al fin quell’insolente orgoglio.
Va: l’impresa d’Egitto
Basta ogni altro a compir; va del mio sdegno
Portatore alla Grecia. Ardi, ruina,
Distruggi, abbatti, e fa che senta il peso
Delle nostre catene
Tebe, Sparta, Corinto, Argo ed Atene.
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TEMIS.
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(Or son
perduto!)
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LIS.
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E ad ascoltar m’inviti...
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SER.
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Non più: vanne e riporta
Sì gran novella a’ tuoi. Di’ lor qual torna
L’esule in Grecia e quai compagni ei guida.
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LIS.
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(Oh patria sventurata! oh Aspasia infida!) (parte co’
Greci)
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