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Pietro Metastasio Temistocle IntraText CT - Lettura del testo |
NEOC. |
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ASP. |
O amato Mio genitore! |
NEOC. |
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ASP. |
È dunque vero |
E ascoltatemi entrambi. È noto a voi A qual esatta ubbidienza impegni |
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NEOC. |
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ASP. |
È inviolabil legge. |
E ben, v’impongo |
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NEOC. |
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ASP. |
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NEOC. |
(Io gelo). |
ASP. |
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Figli miei, ch’io vi parlo. Infin ad ora Vissi alla gloria; or, se più resto in vita, Forse di tante pene |
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ASP. |
Ah, che dici! |
NEOC. |
Ah, che pensi! |
È Serse il mio Benefattor; patria la Grecia. A quello Gratitudine io deggio; A questa fedeltà. Si oppone all’uno L’altro dovere; e, se di loro un solo È da me violato, O ribelle divengo, o sono ingrato. Entrambi questi orridi nomi io posso |
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ASP. |
Come! ed a Serse Andar non promettesti? |
E in faccia a lui |
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NEOC. |
Che a giurar tu verrai... |
E mi giova l’error. Con questa speme Serse m’ascolterà. La Persia io bramo Spettatrice al grand’atto, e di que’ sensi, Che per Serse ed Atene in petto ascondo, Giudice io voglio e testimonio il mondo. |
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NEOC. |
(Oh noi perduti!) |
ASP. |
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Ah, figli, Qual debolezza è questa! A me celate Questo imbelle dolor. D’esservi padre |
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ASP. |
Ah! se tu mori, Noi che farem? |
NEOC. |
Chi resta a noi? |
Vi resta L’assistenza del Ciel, l’esempio mio. |
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ASP. |
Ah! padre... |
Udite. Abbandonarvi io deggio In terreno stranier, senza i sostegni Necessari alla vita, e delle umane Non esperti abbastanza; onde, il preveggo, Molto avrete a soffrir. Siete miei figli: Rammentatelo, e basta. In ogni incontro Mostratevi con l’opre Degni di questo nome. I primi oggetti L’onor, la patria e quel dovere a cui Vi chiameran gli dèi. Qualunque sorte Può farvi illustri, e può far uso un’alma Fra le selve così, come sul trono. Non cedete agl’insulti: ogni sventura Insoffribil non dura, Soffribile si vince. Alle bell’opre Non la mercé. Vi faccia orror la colpa, Non il castigo. E, se giammai costretti Vi trovaste dal fato a un atto indegno, V’è il cammin d’evitarlo: io ve l’insegno. (s’alza e s’alzano Neocle e Aspasia) |
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NEOC. |
Deh! non lasciarne ancora. |
ASP. |
Dunque mai più non ti vedrò? |
Questi congedi estremi. È troppo, o figli, Troppo è tenero il passo: i nostri affetti Potrebbe indebolir. Son padre anch’io, E sento al fin... Miei cari figli, addio! (gli abbraccia)
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