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Pietro Metastasio Il trionfo di Clelia IntraText CT - Lettura del testo |
Risoluto Porsenna, re de’ Toscani, di ristabilir sul trono di Roma Tito Tarquinio, ultimo figliuolo di Tarquinio il Superbo, che n’era stato scacciato, andò con potentissimo esercito ad assediarla. Le istanze degli angustiati Romani, secondate dall’eccessivo stupore cagionato nel re dalla portentosa costanza del celebre Muzio Scevola, ottennero alcuni giorni di tregua per trattar seco di pace, a patto che per sicurezza di quella si desse dagli assediati un prescritto numero di ostaggi, fra’ quali il più considerabile fu l’illustre Clelia, nobile donzella romana. Le scoperte fraudolenti violenze di Tarquinio e le replicate prove di valore date frattanto da’ Romani produssero in Porsenna, come negli animi grandi d’ordinario avviene, disprezzo ed aborrimento per l’uno, amore ed ammirazione per gli altri; a segno che nell’udir finalmente il più che viril coraggio di Clelia nel passare il Tevere a nuoto (fatto che, al dir di Livio, egli esaltò sopra quei di Scevola e di Coclite) si cangiò nel magnanimo re in emulazion di gloria tutta la concepita ammirazione. Quindi recandosi a grave fallo il defraudar la posterità de’ numerosi esempi di virtù che dovea promettersi da’ primi saggi d’un simil popolo, in vece d’opprimerlo, come potea, elesse di stringersi seco in sincero nodo di amicizia e di pace, e di generosamente lasciarlo nel tranquillo possesso della sua contrastata libertà.
(Livio, Dionisio Alicarnasseo, Plutarco, Floro, Aurelio Vittore).