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Pietro Metastasio
Il trionfo di Clelia

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SCENA TERZA

 

Clelia  e Larissa

 

CLEL.

Vedesti, o principessa,

Giammai più rea temerità? Nemico

Qui presentarsi a me! parlar d’affetti

Alla sposa d’Orazio! a me la destra

Offrir promessa a te! Ma come, oh Dio!

Il tuo gran genitor, ch’è de’ monarchi

E l’esempio e l’onore, arma e sostiene

Tanta malvagità? Come (ah perdona

La libertà di chi t’ammira e t’ama!)

Con tal compagno a lato,

Come viver potrai? Come nel seno

Potrà destarti amore...

LAR.

Clelia, ah! non più; tu mi trafiggi il core.

Io dell’amor paterno, io d’un reale

Magnanimo riguardo, io sono, amica,

La vittima infelice.

Porsenna è padre e re. Re, de’ regnanti

Le ragioni in Tarquinio

Generoso sostien: padre, alla figlia

Amoroso proccura

Un trono assicurar.

CLEL.

Che giova il trono

Con un Tarquinio!

LAR.

Ah, non è noto il nero

Suo carattere al padre! Al padre in faccia

Si trasforma il fallace, e il volto a’ suoi

Fraudolenti disegni

Ubbidisce così, che su quel volto

Modestia l’ardimento,

L’odio amistà si crede,

La colpa è merto, il tradimento è fede.

Felice te, che d’amatordegno

Puoi vantarti in Orazio!

CLEL.

È ver; ma intanto

La mia Roma è in periglio. Ancor lo sposo

Per lei qui nulla ottiene: ostaggio io sono

In un campo stranier; cinta mi trovo

Dall’insidie d’un empio; e san gli dèi

A quale infame eccesso

Non potrebbe un Tarquinio... Ah! non ignori

Orazio i rischi miei: scambievol cura

È la gloria d’entrambi. Addio.

LAR.

T’arresta.

Se cerchi Orazio, io so che a te fra poco

Qui dee venir. Seco ragiona; a lui

Confida i tuoi timori: in due diviso

Ogni tormento è più leggero. Oh Dio,

Così potessi anch’io

Fidare a chi l’accende

Tutto il mio core!

CLEL.

Ama Larissa!

LAR.

Il labbro

Ah, fu del mio segreto

Negligente custode! Amo, e severa

A tacer mi condanna

La legge del dover: legge tiranna!

 

Ah, celar la bella face,

In cui pena un cor fedele,

È difficile, è crudele,

È impossibile dover!

Benché in petto amor sepolto,

Prigioniero, contumace

Frange i lacci, e fugge al volto

Con gli arcani del pensier. (parte)

 

 

 




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