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Pietro Metastasio Il trionfo di Clelia IntraText CT - Lettura del testo |
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Galleria corrispondente a diversi appartamenti.
Tarquinio solo.
Dei! scorre l’ora, e col bramato avviso Non giunge il mio fedele! Intorno al solo Mal custodito ponte ognun raccolto Esser dovrebbe. Un trascurato istante Impossibil potria render di Roma La facile sorpresa. Ah, qualche inciampo Forse!... Ma qual? Di me lor duce al cenno Ubbidiscon le schiere; in Roma ognuno Su la tregua riposa; Orazio immerso Nel finto patto, in mente Aver altro or non può. Qual dunque è mai L’ostacolo impensato? Ah, troppo ingiusti Sareste, o dèi, se permetteste al caso Di scompor sì bell’opra! Io re di Roma, Possessor son di Clelia; io dell’infranta Tregua il rossor rovescerò, se giova, Su i ribelli Romani; io... no, non posso Più soffrir quest’indugio. Il pigro avviso A prevenir si corra. (nel voler entrare nella scena esce il messaggiero atteso) Eccolo. È pronto Quanto v’imposi al fin? (il messaggiero risponde accennando coerentemente al desiderio ed alla richiesta di Tarquinio) Lode agli dèi! Va, pel cammin più corto Precedimi, io ti sieguo. (parte il messaggiero) Eccomi in porto. Ma non è quegli Orazio? È desso. Oh, come Mesto, lento e confuso S’avanza a questa volta! Alla sua bella L’immaginato patto Va il credulo a proporre. Ei vada; e mentre In teneri congedi Si tormentano i folli, e che non sono D’altra cura capaci, io volo al trono. (parte) |