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Pietro Metastasio
Il trionfo di Clelia

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SCENA DECIMA

 

Fabbriche antiche alla riva toscana del Tevere, sopra di cui il ponte Sublicio, che nasconde uno de’ suoi capi alla sinistra fra gli antichi nominati edifici, e lascia visibile l’altro su l’opposta sponda del fiume. Prospetto di Roma in lontano.

 

All’aprirsi della scena si vedono fuggir verso di Roma i pochi custodi del ponte, sorpresi dall’arrivo de’ Toscani, che in ordine lentamente s’inoltrano dalla sinistra sul medesimo. Indi Orazio entrando dalla destra sul ponte abbandonato s’avanza dicendo:

 

ORA.

No, traditori, in Ciel di Roma il fato

Non è deciso ancor. Sarà bastante

A punir scelleraggine sì nera

Orazio sol contro l’Etruria intera.

(affronta i nemici in mezzo il ponte; si combatte, si vedono cader nel fiume uccisi ed urtati alcuni de’ Toscani, che finalmente cedendo lasciano libero il ponte. Orazio allora, tornando alcun passo indietro, parla a’ suoi).

Ecco il tempo, o Romani. Ardir; gli dèi

Pugnan per noi. Quest’unico si tronchi

Passo a’ nemici. Alle mie spalle il ponte

Rovinate, abbattete. Il ferro, il fuoco

S’affretti all’opra. Intanto il varco io chiudo,

E il petto mio vi servirà di scudo.

 

 

 




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