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Pietro Metastasio Zenobia IntraText CT - Lettura del testo |
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Fondo sassoso di cupa ed oscura valle, orrida per le scoscese rupi che la circondano
e per le foltissime piante che la sovrastano.
Radamisto dormendo sopra un sasso, e Zopiro che attentamente l’osserva.
ZOP. |
No, non m’inganno, è Radamisto. Oh, come Secondano le stelle Le mie ricerche! Io ne vo in traccia; e il caso, Solo, immerso nel sonno, in parte ignota, L’espone a’ colpi miei. Non si trascuri Della sorte il favor: mora! L’impone L’istesso padre suo. Rival nel trono Ei l’odia, io nell’amor. Servo in un punto Al mio sdegno e al mio re. (in atto di snudar la spada) |
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RAD. |
(sognando) |
Lasciami in pace. |
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ZOP. |
Si desta. Ah, sorte ingrata! Fingiam. |
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RAD. |
Lasciami in pace, ombra onorata. (si desta) |
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ZOP. |
Numi! (fingendo di non averlo veduto) |
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RAD. |
Stelle, che miro! |
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ZOP. |
Radamisto! |
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RAD. |
Zopiro! (si leva) |
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ZOP. |
O prence invitto, Gloria del suol natio, Cura de’ numi, amor dell’Asia e mio, Ed è pur ver ch’io ti rivegga? Ah! lascia Che mille volte io baci Questa destra real. |
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RAD. |
Qual tua sventura Fra questi orridi sassi, Quasi incogniti al sol, guida i tuoi passi? |
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ZOP. |
Dell’empio Farasmane Fuggo il furor. |
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RAD. |
Non l’oltraggiar: rammenta Ch’è tuo re, ch’è mio padre. E di qual fallo Ti vuol punir? |
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ZOP. |
D’esserti amico. |
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RAD. |
È giusto. Tutti aborrir mi denno. Io, lo confesso, Son l’orror de’ viventi e di me stesso. |
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ZOP. |
Sventurato e non reo, signor, tu sei. Mi son noti i tuoi casi. |
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RAD. |
Oh, quanto ignori Della storia funesta! |
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ZOP. |
Io so che tutta Sollevata è l’Armenia e che ti crede Uccisor del suo re. Ma so che venne Il colpo fraudolento Dal padre tuo; ch’ei rovesciò l’accusa Sopra di te; che di Zenobia... |
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RAD. |
Ah! taci. |
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ZOP. |
Perché? |
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RAD. |
Con questo nome L’anima mi trafiggi. |
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ZOP. |
Era altre volte Pur la delizia tua. So che in isposa La bramasti. |
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RAD. |
E l’ottenni. Ah! fui di tanto Tesoro possessor. Ma... oh Dio! |
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ZOP. |
Tu piangi! La perdesti? dov’è? Parla: qual fato Sì bei nodi ha divisi? |
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RAD. |
Ah, Zopiro, ella è morta, ed io l’uccisi! |
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ZOP. |
Giusti numi! e perché? |
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RAD. |
Perché giammai Mostro il suol non produsse Più barbaro di me; perché non seppi Del geloso furor gl’impeti insani Mai raffrenar. |
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ZOP. |
Nulla io comprendo. |
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RAD. |
Ascolta. Da’ sollevati Armeni Creduto traditor, sai già che astretto Fui poc’anzi a fuggir. Lungo l’Arasse Presi il cammin. La mia Zenobia (oh troppo Virtuosa consorte!) ad ogni costo Volle meco venir; ma poi del lungo Precipitoso corso Al disagio non resse. A poco a poco Perdea vigor. Stanca, anelante, oppressa, Già tardi mi seguia; già de’ feroci Persecutori il calpestio frequente Mi cresceva alle spalle. ‘Io manco, o sposo,’ Mi dice alfin: ‘salva te sol; ma prima Aprimi il seno, e non lasciarmi esposta All’ire altrui.’ Figurati il mio stato. Confuso, disperato, Lagrimava e fremea; quando... ah, Zopiro, Ecco il punto fatal!... quando mi vidi Del parto Tiridate A fronte comparir le note insegne. Le vidi, le conobbi; e in un istante Non fui più mio. Mi rammentai gli amori Di Zenobia e di lui; pensai che allora L’avrei difesa in van; lei mi dipinsi Fra le braccia al rival; tremai, m’intesi Gelar le vene ed avvampar; perdei Ogni uso di ragion; non fui capace Più di formar parole; Fosca l’aria mi parve e doppio il sole. |
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ZOP. |
E che facesti? |
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RAD. |
Impetuoso, insano, Strinsi l’acciar: della consorte in petto L’immersi, indi nel mio. Di vita priva Nell’Arasse ella cadde, io su la riva. |
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ZOP. |
Principessa infelice! |
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RAD. |
Io per mia pena Al colpo sopravvissi. A’ miei nemici Mi celò la caduta. Al nuovo giorno Pietosa man mi sollevò, mi trasse... Ma tu non m’odi, e torbido nel volto Pensi fra te! So che vuoi dir: stupisci Che mi sostenga il suol, che queste rupi Non mi piombin sul capo. Ah! son punito: È giusto il Ciel. M’han consegnato i numi, Per castigo a me stesso, al mio crudele Tardo rimorso. |
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ZOP. |
(A trucidar quest’empio Non basto sol). |
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RAD. |
So che aprir deggio il varco A quest’anima rea, ma pria vorrei Trovar l’amata spoglia, Darle tomba e morir. L’ombra insepolta Erra per queste selve. Io me la veggo Sempre su gli occhi: io non ho pace. Andiamo, Andiamo a ricercar... (incamminandosi) |
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ZOP. |
(arrestandolo) |
Ferma! che dici? |
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Circondano i nemici Ogni contorno, e il tenteresti in vano. In questa valle ascoso Resta e m’attendi: alla pietosa inchiesta Io volerò. |
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RAD. |
Sì, caro amico; e poi... |
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ZOP. |
Non più: fidati a me. Da questo loco Non dilungarti: io tornerò. Frattanto Modera il tuo dolor, pensa a te stesso, Quel volto oblia, non rammentar quel nome. |
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RAD. |
Oh Dio! Zopiro, il vorrei far, ma come?
Oh, almen, qualor si perde Parte del cor sì cara, La rimembranza amara Se ne perdesse ancor! Ma, quando è vano il pianto, L’alma a prezzarla impara: Ogni negletto vanto Se ne conosce allor. (parte) |
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