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Pietro Metastasio
Zenobia

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SCENA QUARTA

 

Zopiro e seguaci.

 

ZOP.

Zenobia insieme e Tiridate! E come

Ella in vita tornò? perché da lui

Si divide piangendo? Ah! l’ama ancora.

No: sposa a Radamisto

La rigida Zenobia... E v’è rigore

Che d’un tenero amor regga alla prova?

Che barbara, che nuova

Specie di gelosia:

Aver rivale e non saper qual sia!

 

Quel geloso incerto sdegno,

Onde acceso il cor mi sento,

È il più barbaro tormento

Che si possa immaginar.

Odio ed amo; e giunge a segno

Del mio fato il rio tenore,

Che sperar non posso amore,

Né mi posso vendicar.

(nel voler partire, vede da lontano Radamisto, e si trattiene)

 

Da lungi a questa volta

Vien Radamisto. I miei seguaci ho meco:

Non differiam più la sua morte. Ei forse

Già dubita di me: là non mi attese

Dove il lasciai. Ma, se Zenobia è amante

Di Tiridate, un gran nemico io scemo

Al rival favorito. Ah! se potessi

Irritarli fra lor, ridurre entrambi

A distruggersi insieme, e ’l premio intanto

Meco rapir di lor contese! Un colpo

Sarebbe in ver d’arte maestra. Almeno

Si maturi il pensier. Fra quelle piante

Celatevi, o compagni. Eccolo: all’opra...

Ma vien seco una ninfa.

Che sia solo attendiam. (si nasconde)

 

 

 




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