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Pietro Metastasio Zenobia IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUINTA
Radamisto, Egle, e Zopiro in disparte.
RAD. |
Non ingannarmi Cortese pastorella. Il farsi giuoco Degl’infelici è un barbaro diletto, Troppo indegno di te. |
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EGLE |
No non t’inganno: Vive la sposa tua. Trafitta il seno, Io dall’onde la trassi, e con periglio Di perir seco. |
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RAD. |
Oh amabil ninfa! oh mio Nume liberator! Dunque si trova Tanta pietà ne’ boschi? Ah! sì, la vera Virtù qui alberga; il cittadino stuolo Sol la spoglia ha di quella, o il nome solo. |
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EGLE |
Attendimi: siam giunti. Vado Zenobia ad avvertir. (entra nella capanna) |
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RAD. |
M’affretto Impaziente a rivederla, e tremo Di presentarmi a lei. M’accende amore; Il rimorso m’agghiaccia. |
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EGLE |
(tornando) |
In altra parte |
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Zenobia andò: non la ritrovo. |
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RAD. |
Oh dèi! |
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EGLE |
Non ti smarrir, ritornerà: va in traccia Forse di noi. |
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RAD. |
No; m’aborrisce, evìta D’incontrarsi con me. Non la condanno; È giusto l’odio suo; minor castigo, Egle, non meritai. |
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EGLE |
Zenobia odiarti! Aborrirti Zenobia! Ah! mal conosci La sposa tua. Questo timore oltraggia La più fedel consorte Di quante mai qualunque età ne ammira. Te cerca, te sospira, Non trema che per te. Difende, adora Fin la tua crudeltà. Chi crede a lei, Condannarti non osa: La man, che la ferì, chiama pietosa. |
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RAD. |
Deh! corriamo a cercarla. A’ piedi suoi Voglio morir d’amore, Di pentimento e di rossor. |
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EGLE |
La perdi Forse, se t’allontani. |
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RAD. |
Intanto almeno Va tu per me: deh! non tardar. Perdona L’intolleranza mia: sospiro un bene |
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EGLE |
Oh che felici pianti! Che amabile martìr! Pur che si possa dir: ‘Quel core è mio.’ Di due bell’alme amanti Un’alma allor si fa, Un’alma che non ha Che un sol desio. (parte) |