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Pietro Metastasio
Zenobia

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ATTO TERZO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Bosco.

 

Radamisto ed Egle

 

RAD.

Chi ti diè quella gemma?

EGLE

Uno straniero

Ch’io non conosco.

RAD.

Ed a qual fin?

EGLE

M’impose,

Con questo segno, e di Zenobia a nome,

Alla valle de’ mirti

D’invitar Tiridate.

RAD.

Andasti a lui?

EGLE

No.

RAD.

Perché?

EGLE

Perché questa

Certamente è una frode.

RAD.

(Ah! di costei

Non potea far Zopiro

Scelta peggior). Ma del messaggio il peso

A che dunque accettasti?

EGLE

Affin che un’altra

Non l’eseguisse.

RAD.

(Or la cagion comprendo,

Per cui fin or nel destinato loco

Atteso in vano ho Tiridate).

EGLE

Io vado

Di sì nera menzogna

Zenobia ad avvertir. (in atto di partire)

RAD.

No. Senti: a lei

Narrar non giova...

EGLE

Anzi ignorar non deve

Che le insidia un indegno

La gloria di fedele.

RAD.

E tu che sai

A qual di lor convenga

D’indegno il nome o di fedel?

EGLE

Che! dunque

Puoi dubitar...

RAD.

Non è più dubbio...

EGLE

Ah! taci:

Orror mi fai.

RAD.

Sappi...

EGLE

Lo so: non merti

Tanto amor, tanta fede.

RAD.

Io son...

EGLE

Tu sei

Un ingiusto, un ingrato,

Un barbaro, un crudel. (in atto di partire)

RAD.

(seguendola)

Se puoi, dilegua

 

Dunque il sospetto mio.

EGLE

No; quel sospetto

Sempre, per pena tua, ti resti in petto. (parte)

 

 

 




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