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Pietro Metastasio
Zenobia

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SCENA OTTAVA

 

Egle e Mitrane

 

EGLE

Povero prence! Oh quanta

Pietà sento di lui! qual pena io provo

Nel vederlo penar! Quel dolce aspetto,

Quel girar di pupille,

Quel soave parlar, del suo tormento

Chiama a parte ogni cor. Sì degno amante

Merita miglior sorte. Oh, s’io potessi

Renderlo più felice!

MIT.

Assai pietosa,

Egle, mi sembri. Ei di pietade è degno;

Ma la pietà, che mostri, eccede il segno.

 

Pastorella, io giurerei

O che avvampi, o manca poco:

Hai negli occhi un certo foco,

Che non spira crudeltà.

Forse amante ancor non sei,

Ma d’amor non sei nemica:

Ché d’amor, benché pudica,

Messaggiera è la pietà. (parte)

 

 

 




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