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Pietro Metastasio Adriano in Siria IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUARTA
Appartamenti destinati ad Emirena nel palazzo imperiale.
Aquilio, poi Emirena
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Ah! se con qualche inganno Non prevengo Emirena, io son perduto. Cesare generoso A Farnaspe la rende, ancorché amante; E, se tal fiamma oblia, Che ad arte io fomentai, farà ritorno All’amor di Sabina, il cui sembiante Porto sempre nel cor. Numi, in qual parte Emirena s’asconde? Eccola. All’arte. |
EMIR. |
Aquilio. |
AQUI. |
Ah! principessa; ah! se vedessi Da quai furie agitato Augusto è contro te! Farnaspe a lui Ti richiese: gli disse Che t’ama, che tu l’ami; e mille in seno Di Cesare ha destate Smanie di gelosia. Freme, minaccia, Giura che in Campidoglio, Se in te non è la prima fiamma estinta, Ei vuol condurti al proprio carro avvinta. |
EMIR. |
Questo è l’eroe del vostro Tebro? Questo È l’idolo di Roma? A me promise Che al rossor del trionfo Esposta non sarei. Non è fra voi, Dunque, il mancar di fé colpa agli eroi? |
AQUI. |
Se un violento amore Agita i sensi e la ragione oscura, Emirena, gli eroi cangian natura. |
EMIR. |
In trionfo Emirena? In Asia ancora Si sa morir. |
AQUI. |
Senza parlar di morte, V’è riparo miglior. Cesare viene Ad offrirti Farnaspe: egli il tuo core Spera scoprir così. Deh! non fidarti Della sua simulata Tranquillità. Deludi L’arte con l’arte. Il caro prence accogli Con accorta freddezza. Il don ricusa Della sua man. Misura i detti, e vesti Di tale indifferenza il tuo sembiante, Come se più di lui non fossi amante. |
EMIR. |
E il povero Farnaspe Di me che mai direbbe? Ah! tu non sai Di qual tempra è quel core. Io lo vedrei A tal colpo morir su gli occhi miei. |
AQUI. |
Addio. Pensaci, e trova, Se puoi, miglior consiglio. |
EMIR. |
Odimi. Almeno Corri, previeni il prence... |
AQUI. |
Eccolo. |
EMIR. |
Oh Dio! |
AQUI. |
Armati di fortezza. Io t’insegnai Ad evitare il tuo destin funesto. (parte) |
EMIR. |
Misera me, che duro passo è questo! |