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Pietro Metastasio Adriano in Siria IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUATTORDICESIMA
Emirena fuggendo, indi Farnaspe incatenato fra le guardie romane.
EMIR. |
Misera! dove fuggo? Chi mi soccorre? Almen sapessi!... Oh dèi! Farnaspe! |
FARN. |
Principessa! |
EMIR. |
Tu prigionier? |
FARN. |
Tu salva? |
EMIR. |
Agl’infelici Difficile è il morir. Di quelle fiamme Sei tu forse l’autor? |
FARN. |
No, ma si crede. |
EMIR. |
Perché? |
FARN. |
Perché son parto, Perché son disperato, in quelle mura Perché fui còlto. |
EMIR. |
E a che venisti? |
FARN. |
Io venni A salvarti e morir. |
EMIR. |
Ma, se tu mori, Credi salva Emirena? |
FARN. |
Ah, perché mai Mi schernisci così? Troppo è crudele Questa finta pietà. |
EMIR. |
Finta la chiami? |
FARN. |
Come crederla vera? Assai diversa Parlasti, o principessa. |
EMIR. |
Il parlar fu diverso; io fui l’istessa. |
FARN. |
Ma le fredde accoglienze? |
EMIR. |
Eran timore D’irritar d’Adriano il cor geloso. |
FARN. |
E da lui che temevi? |
EMIR. |
|
FARN. |
Se generoso La mia destra t’offerse? |
EMIR. |
Arte inumana Per leggermi nel cor. |
FARN. |
Dunque son io?... |
EMIR. |
La mia speme, il mio amor. |
FARN. |
Dunque tu sei?... |
EMIR. |
La tua sposa costante. |
FARN. |
E vivi?... |
EMIR. |
E vivo Fedele al mio Farnaspe. A lui fedele Vivrò sino alla tomba; e dopo ancora Ne porterò nell’alma L’immagine scolpita, Se rimane agli estinti orma di vita. |
FARN. |
Non più, cara, non più. Basta, ti credo. Detesto i miei sospetti: Te ne chieggo perdon. Barbare stelle! E pure, ad onta vostra, Misero non son io. Disfido adesso I tormenti, gli affanni, Le furie de’ tiranni, La vostra crudeltà. M’ama il mio bene; Il suo labbro mel dice: In faccia all’ire vostre io son felice. (partendo) |
EMIR. |
Ah, non partir. |
FARN. |
Conviene Seguir la forza altrui. |
EMIR. |
Farnaspe, oh Dio! Che mai sarà di te? |
FARN. |
Nulla pavento. Sarà la morte istessa Terribile sol tanto Che negato mi sia morirti accanto.
Se non ti moro allato, Idolo del cor mio, Col tuo bel nome amato Fra’ labbri io morirò. |
EMIR. |
Se a me t’invola il fato, Idolo del cor mio, Col tuo bel nome amato Fra’ labbri io morirò. |
FARN. |
Addio, mia vita. |
EMIR. |
Addio, Luce degli occhi miei. |
FARN. |
Quando fedel mi sei, Che più bramar dovrò? |
EMIR. |
Quando il mio ben perdei, Che più sperar potrò? |
FARN.
} a due |
Un tenero contento, Eguale a quel ch’io sento, Numi, chi mai provò! |
EMIR. |
Un barbaro tormento, Eguale a quel ch’io sento, Numi, chi mai provò? |