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Pietro Metastasio Adriano in Siria IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA NONA
Luogo magnifico del palazzo imperiale; scale, per cui si scende alle ripe dell’Oronte;
veduta di campagna e giardini sull’opposta sponda.
Sabina con séguito di matrone e cavalieri romani,
Aquilio, indi Adriano
SAB. |
Temerario! non più. Benché da lui Mi discacci Adriano, è a te delitto Del mio cor la richiesta. |
AQUI. |
La prima volta è questa... |
SAB. |
E sia l’ultima volta Che mi parli d’amor. (partendo per imbarcarsi) |
ADRI. |
Sabina, ascolta. |
AQUI. |
(Aimè). |
SAB. |
(Numi!) Che chiedi? (tornando indietro) |
ADRI. |
A questo segno Odioso io ti son, che partir vuoi Senza vedermi? |
SAB. |
Ah! non schernirmi ancora. Mi discacci, mi vieti Di comparirti innanzi... |
ADRI. |
Io? quando? Aquilio, Non richiese Sabina La libertà d’abbandonarmi? |
SAB. |
Oh dèi! Non fu cenno d’Augusto (ad Aquilio) Ch’io dovessi partir senza mirarlo? |
AQUI. |
(Se parlo, mi condanno, e se non parlo). |
SAB. |
Perfido! (ad Aquilio) |
ADRI. |
Non rispondi? |
SAB. |
Or tutte intendo Le trame tue. Sappi, Adriano... |
AQUI. |
È vero, Signor, Sabina adoro, e, lei presente, Temei la tua virtù: perciò lontana... |
ADRI. |
Basta. Che tradimento! Anima rea! Tu rivale ad Augusto? Olà! costui Sia custodito. |
AQUI. |
(Avverso Ciel!) (è disarmato) |
ADRI. |
Né pensi La mia sposa a partir. |
SAB. |
Tua sposa! |
ADRI. |
Io sento Che risano a gran passi. Il dover mio, D’Emirena i disprezzi, Gli odii del genitore... |