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Pietro Metastasio Alessandro nell'Indie IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUARTA
Erissena e Timagene
TIMAG. |
(Oh rimprovero acerbo, Che irrìta l’odio mio!) |
ERISS. |
Questo è Alessandro? |
TIMAG. |
È questo. |
ERISS. |
Io mi credea Che avessero i nemici Più rigido l’aspetto, Più fiero il cor. Ma sono Tutti i Greci così? |
TIMAG. |
(Semplice!) Appunto. |
ERISS. |
Quanto invidio la sorte Delle greche donzelle! Almen fra loro Fossi nata ancor io! |
TIMAG. |
Che aver potresti Di più vago, nascendo in altra arena? |
ERISS. |
Avrebbe un Alessandro anche Erissena. |
TIMAG. |
Se le greche sembianze Ti son grate così, l’affetto mio Posso offrirti, se vuoi: son greco anch’io. |
ERISS. |
Tu greco ancor? |
TIMAG. |
Sotto un istesso cielo Spuntò la prima aurora A’ giorni d’Alessandro, a’ giorni miei. |
ERISS. |
Non è greco Alessandro, o tu nol sei. |
TIMAG. |
Dimmi almen qual ragione Sì diverso da me lo renda mai. |
ERISS. |
Ha in volto un non so che, che tu non hai. |
TIMAG. |
(Che pena!) Ah! già per lui Fra gli amorosi affanni Dunque vive Erissena! |
ERISS. |
Io? |
TIMAG. |
Sì. |
ERISS. |
T’inganni.
Chi vive amante, sai che delira; Spesso si lagna, sempre sospira, Né d’altro parla che di morir. Io non mi affanno, non mi querelo; Giammai tiranno non chiamo il Cielo: Dunque il mio core d’amor non pena, O pur l’amore non è martìr. (parte coi due prigionieri indiani, accompagnata dal séguito di Timagene) |