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Pietro Metastasio
Arie

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3 - La pesca

 

Già la notte s'avvicina:

vieni, o Nice, amato bene,

della placida marina

le fresch'aure a respirar.

Non sa dir che sia diletto

chi non posa in queste arene

or che un lento zefiretto

dolcemente increspa il mar.

Lascia una volta, o Nice,

lascia le tue capanne. Unico albergo

non è già del piacere

la selvaggia dimora;

hanno quest'onde i lor diletti ancora.

Qui, se spiega la notte il fosco velo,

nel mare emulo al cielo

più lucide, più belle

moltiplicar le stelle,

e per l'onda vedrai gelida e bruna

rompere i raggi e scintillar la luna.

Il giorno al suon d'una ritorta conca,

che nulla cede alle incerate avene,

se non vuoi le mie pene,

di Teti e Galatea, di Glauce e Dori

ti canterò gli amori.

Tu dal mar scorgerai sul vicin prato

pascer le molli erbette

e le tue care agnellette,

non offese dal sol fra ramo e ramo:

e con la canna e l'amo

i pesci intanto insidiar potrai;

e sarà la mia Nice

pastorella in un punto e pescatrice.

Non più fra' sassi algosi

staranno i pesci ascosi;

tutti per l'onda amara,

tutti verranno a gara

fra' lacci del mio ben.

E l'umidette figlie

de' tremuli cristalli

di pallide conchiglie,

di lucidi coralli

le colmeranno il sen.

 

 




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