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Pietro Metastasio
Artaserse

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SCENA NONA

 

Artabano e detti.

 

ARTAB.

Signore.

ARTAS.

Amico.

ARTAB.

Io di te cerco.

ARTAS.

Ed io

Vengo in traccia di te.

ARTAB.

Forse paventi?

ARTAS.

Sì, temo...

ARTAB.

Eh non temer: tutto è compito.

Artaserse è il mio re; Dario è punito.

ARTAS.

Numi!

MAN.

Oh sventura!

ARTAB.

Il parricida offerse

Incauto il petto alle ferite.

ARTAS.

Oh Dio!

ARTAB.

Tu sospiri? Ubbidito

Fu il cenno tuo.

ARTAS.

Ma tu dovevi il cenno

Più saggiamente interpretar.

MAN.

L’orrore,

Il pentimento suo

Dovevi preveder.

ARTAS.

Dovevi al fine

Compatire in un figlio,

Che perde il genitore,

De’ primi moti un violento ardore.

ARTAB.

Inutile accortezza

Sarebbe stata in me. Furo i custodi

Sì pronti ad ubbidir, che Dario estinto

Vidi pria che assalito.

ARTAS.

Ah! questi indegni

Non avranno macchiato

Del regio sangue impunemente il brando.

ARTAB.

Signor, ma il tuo comando

Li rese audaci; e sei l’autor primiero

Tu sol di questo colpo.

ARTAS.

È vero, è vero:

Conosco il fallo mio:

Lo confesso, Artabano, il reo son io.

ARTAB.

Sei reo! Di che? D’una giustizia illustre,

Che un eccesso punì? D’una vendetta

Dovuta a Serse? Eh! ti consola, e pensa

Che nel fraterno scempio

Punisti al fine un parricida, un empio.

 

 

 




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