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Pietro Metastasio Artaserse IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA DECIMA
Artabano e detti.
ARTAB. |
È vana La tua, la mia pietà. La sua salvezza O non cura, o dispera. |
ARTAS. |
E vuol ridurmi L’ingrato a condannarlo? |
SEM. |
Condannarlo? Ah, crudel! Dunque vedrassi Sotto un’infame scure Di Semira il germano, Della Persia l’onore, L’amico d’Artaserse, il difensore? Misero Arbace! inutile mio pianto! Vilipeso dolor! |
ARTAS. |
Semira, a torto M’accusi di crudel. Che far poss’io, Se difesa non ha? Tu che faresti? Che farebbe Artabano? Olà, custodi, Arbace a me si guidi: il padre istesso Sia giudice del figlio. Egli l’ascolti: Ei l’assolva, se può. Tutta in sua mano La mia depongo autorità reale. |
ARTAB. |
Come! |
MAN. |
E tanto prevale L’amicizia al dover? Punir nol vuoi, Se la pena del reo commetti al padre. |
ARTAS. |
A un padre io la commetto, Di cui nota è la fé; che un figlio accusa Ch’io difender vorrei; che di punirlo Ha più ragion di me. |
MAN. |
Ma sempre è padre. |
ARTAS. |
Perciò doppia ragione Ha di punirlo. Io vendicar di Serse La morte sol deggio in Arbace. Ei deve Nel figlio vendicar con più rigore E di Serse la morte e ’l suo rossore. |
MAN. |
Dunque così... |
ARTAS. |
Così se Arbace è il reo, La vittima assicuro al re svenato, Ed al mio difensor non sono ingrato. |
ARTAB. |
Ah! signor, qual cimento... |
ARTAS. |
Degno di tua virtù. |
ARTAB. |
Di questa scelta Che si dirà? |
ARTAS. |
Che si può dir? Parlate, (ai grandi) Se v’è ragion che a dubitar vi muova. |
MEG. |
Il silenzio d’ognun la scelta approva. |
SEM. |
Ecco il germano. |
MAN. |
(Aimè!) |
ARTAS. |
S’ascolti. (Artaserse va in trono, e i grandi siedono) |
ARTAB. |
(Affetti, Ah, tollerate il freno). (nell’andare a sedere al tavolino) |
MAN. |
(Povero cor, non palpitarmi in seno!) |