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Pietro Metastasio Artaserse IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUINTA
Gabinetto negli appartamenti di Mandane.
Mandane, poi Semira
MAN. |
O che all’uso de’ mali Istupidisca il senso, o ch’abbian l’alme Qualche parte di luce Che presaghe le renda, io per Arbace Quanto dovrei non so dolermi. Ancora L’infelice vivrà. Se fosse estinto, Già pur troppo il saprei. Porta i disastri Sollecita la Fama. |
SEM. |
Al fin potrai Consolarti, Mandane. Il Ciel t’arrise. |
MAN. |
Forse il re sciolse Arbace? |
SEM. |
Anzi l’uccise. |
MAN. |
Come! |
SEM. |
È noto a ciascun, benché in segreto: Ei terminò la sua dolente sorte. |
MAN. |
(Oh presagi fallaci! oh giorno! oh morte!) |
SEM. |
Eccoti vendicata, ecco adempito Il tuo genio crudel. Ti basta, o vuoi Altre vittime ancor? Parla. |
MAN. |
Ah, Semira! Soglion le cure lievi esser loquaci, Ma stupide le grandi. |
SEM. |
Alma non vidi Della tua più inumana. Al caso atroce Non v’è ciglio che sappia Serbarsi asciutto, e tu non piangi intanto? |
MAN. |
Picciolo è il duol, quando permette il pianto. |
SEM. |
Va; se paga non sei, pasci i tuoi sguardi Su la trafitta spoglia Del mio caro germano; osserva il seno, Numera le ferite, e lieta in faccia... |
MAN. |
Taci, parti da me. |
SEM. |
Ch’io parta e taccia? Fin che vita ti resta, Sempre intorno m’avrai; sempre importuna Rendere i giorni tuoi voglio infelici. |
MAN. |
E quando io meritai tanti nemici?
Mi credi spietata? Mi chiami crudele? Non tanto furore, Non tante querele, Ché basta il dolore Per farmi morir. Quell’odio, quell’ira D’un’alma sdegnata, Ingrata Semira, Non posso soffrir. (parte) |