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Pietro Metastasio Attilio Regolo IntraText CT - Lettura del testo |
PUBLIO Germana...
Son fuor di me... Regolo è in Roma.
ATT. Oh Dio!
Che assalto di piacer! Guidami a lui.
Dov'è? Corriam...
PUBLIO Non è ancor tempo. Insieme
con l'orator nemico attende adesso
che l'ammetta il Senato.
ATT. Ove il vedesti?
PUBLIO Sai che questor degg'io
gli stranieri oratori
d'ospizio provveder. Sento che giunge
l'orator di Cartago; ad incontrarlo
m'affretto al porto: un africano io credo
vedermi in faccia, e il genitor mi vedo.
ATT. Che disse? che dicesti?
PUBLIO Ei su la ripa
era già, quand'io giunsi, e il Campidoglio,
ch'indi in parte si scopre,
stava fisso a mirar. Nel ravvisarlo
corsi gridando: «Ah, caro padre!» e volli
la sua destra baciar. M'udì, si volse,
ritrasse il piede, e, in quel sembiante austero
con cui già fé tremar l'Africa doma,
«Non son padri» mi disse «i servi in Roma».
Io replicar volea: ma, se raccolto
fosse il Senato, e dove,
chiedendo m'interruppe. Udillo, e senza
parlar là volse i passi. Ad avvertirne
il console io volai. Dov'è? Non veggo
qui d'intorno i littori...
BARCE Ei di Bellona
al tempio s'inviò.
ATT. Servo ritorna
dunque Regolo a noi?
PUBLIO Sì; ma di pace
so che reca proposte: e che da lui
dipende il suo destin.
ATT. Chi sa se Roma
quelle proposte accetterà.
PUBLIO Se vedi
come Roma l'accoglie,
tal dubbio non avrai. Di gioia insani
son tutti, Attilia. Al popolo, che accorre,
sono anguste le vie. L'un l'altro affretta;
questo a quello l'addìta. Oh con quai nomi
chiamar l'intesi! E a quanti
molle osservai per tenerezza il ciglio!
Che spettacolo, Attilia, al cor d'un figlio!
ATT. Ah Licinio dov'è? Di lui si cerchi:
imperfetta saria
non divisa con lui la gioia mia.
Goda con me, s'io godo,
l'oggetto di mia fé,
come penò con me
quand'io penai.
Provi felice il nodo
in cui l'avvolse Amor:
assai tremò fin or,
sofferse assai.