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Pietro Metastasio
Attilio Regolo

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Scena ottava - Amilcare, Regolo, Attilia, Publio

 

AMIL. In questa guisa adempie

Regolo le promesse?

REG.   Io vi promisi

di ritornar; l'eseguirò.   

AMIL. Ma...

ATT. Padre!

LIC. Signor!   

ATT., LIC. Su questa mano...

REG. Scostatevi. Io non sono,

lode agli dei, libero ancora.

ATT. Il cambio

dunque si ricusò?        

REG. Publio, ne guida

al soggiorno prescritto

ad Amilcare e a me.    

PUBLIO Né tu verrai

a' patri lari, al tuo ricetto antico?

REG. Non entra in Roma un messaggier nemico.

LIC. Questa troppo severa

legge non è per te.       

REG. Saria tiranna,

se non fosse per tutti.  

ATT.    Io voglio almeno

seguirti ovunque andrai.

REG.   No; chiede il tempo,

Attilia, altro pensier che molli affetti

di figlia e genitor.         

ATT. Da quel che fosti,

padre, ah perché così diverso adesso?

REG. La mia sorte è diversa; io son l'istesso.

Non perdo la calma

fra' ceppi o gli allori:

non va sino all'alma

la mia servitù.

Combatte i rigori

di sorte incostante

in vario sembiante

l'istessa virtù.

 




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