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Pietro Metastasio Attilio Regolo IntraText CT - Lettura del testo |
REG. A respirar comincio: i miei disegni
il fausto Ciel seconda.
LIC. Al fin ritorno
con più contento a rivederti.
REG. E donde
tanta gioia, o Licinio?
LIC. Ho il cor ripieno
di felici speranze. In fino ad ora
per te sudai.
REG. Per me!
LIC. Sì. Mi credesti
forse ingrato così, ch'io mi scordassi
gli obblighi miei nel maggior uopo? Ah tutto
mi rammento, signor. Tu sol mi fosti
duce, maestro e padre. I primi passi
mossi, te condottiero,
per le strade d'onor: tu mi rendesti...
REG. Al fine, in mio favor, dì, che facesti?
LIC. Difesi la tua vita
e la tua libertà.
REG. Come?
LIC. All'ingresso
del tempio, ove il Senato or si raccoglie,
attesi i padri, e ad uno ad un li trassi
nel desio di salvarti.
REG. (Oh dei, che sento!)
E tu...
LIC. Solo io non fui. Non si defraudi
la lode al merto. Io feci assai, ma fece
Attilia più di me.
REG. Chi?
LIC. Attilia. In Roma
figlia non v'è d'un genitor più amante.
Come parlò! Che disse!
Quanti affetti destò! Come compose
il dolor col decoro! In quanti modi
rimproveri mischiò, preghiere e lodi!
REG. E i padri?
LIC. E chi resiste
agli assalti d'Attilia? Eccola: osserva
come ride in quel volto
la novella speranza.