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Pietro Metastasio
Attilio Regolo

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Scena quarta - Attilia, Regolo, Licinio

 

ATT. Amato padre,

pure una volta...          

REG. E ardisci

ancor venirmi innanzi? Ah non contai

te fin ad or fra' miei nemici.      

ATT. Io, padre,

io tua nemica!  

REG. E tal non è chi folle

s'oppone a' miei consigli?        

ATT.    Ah di giovarti

dunque il desio d'inimicizia è prova?

REG. Che sai tu quel che nuoce o quel che giova?

Delle pubbliche cure

chi a parte ti chiamò? Della mia sorte

chi ti fé protettrice? Onde...     

LIC. Ah signore,

troppo...         

REG.   Parla Licinio! Assai tacendo

meglio si difendea; pareva almeno

pentimento il silenzio. Eterni dei!

Una figlia!... un roman!

ATT.    Perché son figlia...

LIC. Perché roman son io, credei che oppormi

al tuo fato inumano...

REG. Taci: non è romano

chi una viltà consiglia.

Taci: non è mia figlia

chi più virtù non ha.

Or sì de' lacci il peso

per vostra colpa io sento;

or sì la mia rammento

perduta libertà.

 

 




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