Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Pietro Metastasio Catone in Utica IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA SECONDA
Marzia e Arbace.
ARB. |
Poveri affetti miei, Se non sanno impetrar dal tuo bel core Pietà, se non amore. |
MAR. |
|
ARB. |
Se t’amo! E così poco Si spiegano i miei sguardi, Che, se il labbro nol dice, ancor nol sai? |
MAR. |
Ma qual prova fin ora Ebbi dell’amor tuo? |
ARB. |
Nulla chiedesti. |
MAR. |
E s’io chiedessi, o prence, Questa prova or da te? |
ARB. |
Fuor che lasciarti, Tutto farò. |
MAR. |
Già sai Qual di eseguir necessità ti stringa, Se mi sproni a parlar. |
ARB. |
Parla: ne brami Sicurezza maggior? Su la mia fede, Sul mio onor t’assicuro, Il giuro ai numi, a que’ begli occhi il giuro. Che mai chieder mi puoi? La vita? il soglio? Imponi, eseguirò. |
MAR. |
Tanto non voglio. Bramo che in questo giorno Non si parli di nozze: a tua richiesta Il padre vi acconsenta; Non sappia ch’io l’imposi, e son contenta. |
ARB. |
Perché voler ch’io stesso La mia felicità tanto allontani? |
MAR. |
Il merto di ubbidir perde chi chiede La ragion del comando. |
ARB. |
Ah so ben io Qual ne sia la cagion. Cesare ancora È la tua fiamma. All’amor mio perdona Un libero parlar. So che l’amasti; Oggi in Utica ei viene; oggi ti spiace Che si parli di nozze; i miei sponsali Oggi ricusi al genitore in faccia: E vuoi da me ch’io t’ubbidisca e taccia? |
MAR. |
Forse i sospetti tuoi Dileguare io potrei, ma tanto ancora Non deggio a te. Servi al mio cenno, e pensa A quanto promettesti, a quanto imposi. |
ARB. |
Ma poi quegli occhi amati Mi saranno pietosi o pur sdegnati?
|
MAR. |
Non ti minaccio sdegno, Non ti prometto amor. Dammi di fede un pegno, Fidati del mio cor: Vedrò se m’ami. E di premiarti poi Resti la cura a me: Né domandar mercé, Se pur la brami. (parte) |