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Pietro Metastasio Catone in Utica IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA DODICESIMA
Arbace e detti.
ARB. |
Deh! t’arresta, o signor. |
MAR. |
(piano ad Arbace) (Sarai contento). |
CAT. |
Vieni, o principe: andiamo A compir l’imeneo. Potea più pronto Donar quanto promisi? |
ARB. |
A sì gran dono È poco il sangue mio; ma, se pur vuoi Che si renda più grato, all’altra aurora Differirlo ti piaccia. Oggi si tratta Grave affar co’ nemici, e il nuovo giorno Tutto al piacer può consacrarsi intero. |
CAT. |
No; già fumano l’are, Son raccolti i ministri, ed importuna Sarebbe ogni dimora. |
ARB. |
(Marzia, che deggio far?) (piano a Marzia) |
MAR. |
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ARB. |
Il più, signor, concedi, E mi contendi il meno? |
CAT. |
E tanto importa A te l’indugio? |
ARB. |
Oh Dio!... Non sai... (Che pena!) |
CAT. |
Ma qual freddezza è questa? Io non l’intendo. Fosse Marzia l’audace, Che si oppone a’ tuoi voti? (ad Arbace) |
MAR. |
Io! Parli Arbace. |
ARB. |
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CAT. |
Ah! qualche arcano Qui si nasconde. (Ei chiede... (da sé) Poi ricusa la figlia... Il giorno istesso Che vien Cesare a noi, tanto si cangia... Sì lento... Sì confuso... Io temo..) Arbace, Non ti sarebbe già tornato in mente Che nascesti africano? |
ARB. |
Io da Catone Tutto sopporto, e pure... |
CAT. |
E pure assai diverso Io ti credea. |
ARB. |
Vedrai... |
CAT. |
Vidi abbastanza, E nulla ormai più da veder m’avanza. (parte) |
ARB. |
Brami di più, crudele? Ecco adempito Il tuo comando, ecco in sospetto il padre, Ed eccomi infelice. Altro vi resta Per appagarti? |
MAR. |
Ad ubbidirmi, Arbace, Incominciasti appena, e in faccia mia Già ne fai sì gran pompa? |
ARB. |
Oh tirannia! |