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Pietro Metastasio Catone in Utica IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA TREDICESIMA
Cesare, poi Fulvio con numeroso séguito, e detti.
CES. |
Vive Catone? |
ARB. |
Ancora Lo serba il Ciel. |
CES. |
Per mantenerlo in vita Tutto si adopri, anche il mio sangue istesso. |
MAR. |
Parti, Cesare, parti: Non accrescermi affanni. |
CAT. |
Ah figlia! |
ARB. |
Al labbro Tornan gli accenti. |
CES. |
(si appressa a Catone e lo sostiene) Amico, vivi e serba Alla patria un eroe. |
CAT. |
(prende per la mano Cesare, credendolo Marzia) Figlia, ritorna A questo sen. Stelle! ove son? Chi sei? |
CES. |
Stai di Cesare in braccio. |
CAT. |
Ah, indegno! e quando Andrai lungi da me? (tenta di rialzarsi e ricade) |
CES. |
Placati. |
CAT. |
Io voglio... Manca il vigor; ma l’ira mia richiami Gli spirti al cor. (s’alza da sedere) |
MAR. |
Reggiti, o padre. |
CES. |
E vuoi Morir così nemico? |
CAT. |
Anima rea, Io moro sì, ma della morte mia Poco godrai: la libertade oppressa Il suo vindice avrà. Palpita ancora La grand’alma di Bruto in qualche petto. Chi sa... |
ARB. |
Tu manchi. |
EMI. |
Oh Dio! |
CAT. |
Chi sa, lontano Forse il colpo non è. Per pace altrui L’affretti il Cielo; e quella man, che meno Credi infedel, quella ti squarci il seno. |
FUL. |
(L’insulta anche morendo!) |
CAT. |
Ecco... al mio ciglio... Già langue... il dì. |
CES. |
Roma, che perdi! |
CAT. |
Altrove... Portatemi... a morir. |
MAR. |
Vieni. |
EMI. e ARB. |
Che affanno! |
CAT. |
No, non vedrai..., tiranno..., Nella... morte... vicina... Spirar... con me... la libertà... latina. (Catone, sostenuto da Marzia e da Arbace, entra morendo) |
CES. |
Ah! se costar mi deve I giorni di Catone il serto, il trono, Ripigliatevi, o numi, il vostro dono. (getta il lauro) |