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Pietro Metastasio
Ciro riconosciuto

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SCENA QUINTA

 

Parte interna della capanna abitata da Mitridate con porta in faccia, che unicamente v’introduce.

 

Ciro e Mitridate

 

CIRO

Come! io son Ciro? e quanti

Ciri vi son? Già sul confin del regno

Sai pur che un Ciro è giunto. Il re non venne

Per incontrarlo?

MITR.

Il re s'inganna. È quello

Un finto Ciro: il ver tu sei.

CIRO

L'arcano

Meglio mi spiega; io non l'intendo.

MITR.

Ascolta.

Sognò Astiage una volta...

CIRO

Io so di lui

Il sogno ed il timor; de' saggi suoi

So il barbaro consiglio; il nato Ciro

So che ad Arpago diessi; e so...

MITR.

Non darti

Sì gran fretta, o signor. Quindi incomincia

Quel che appunto non sai: sentilo. Il fiero

Cenno non ebbe core

Arpago d'eseguir. Fra gli ostri involto,

Timido a me ti reca...

CIRO

E tu nel bosco...

MITR.

No; lascia ch'io finisca. (Oh impaziente

Giovane età!) La mia consorte avea

Un bambin senza vita

Partorito in quel dì. Proposi il cambio:

Piacque. Te per mio figlio

Sotto nome d'Alceo serbo, ed espongo

L'estinto in vece tua.

CIRO

Dunque...

MITR.

Non vuoi

Ch'io siegua? Addio.

CIRO

Sì, sì, perdona.

MITR.

Il cenno

Credé compiuto il re. Pensovvi, e, sciolto

Dal suo timor, vide il suo fallo, intese

Del sangue i moti, e fra i rimorsi suoi

Pace più non avea. Quasi tre lustri

Arpago tacque. Al fin stimò costante

D'Astiage il pentimento; e te gli parve

Tempo di palesar. Pur, come saggio,

Prima il guado tentò. Desta una voce

S'era in que' dì che Ciro

Fra gli Sciti vivea; ch'altri in un bosco

Lo raccolse bambino. O sparso fosse

Dall'impostor quel grido, o che dal grido

Nascesse l'impostor, vi fu l'audace

Che il tuo nome usurpò.

CIRO

Sarà quel Ciro

Che vien...

MITR.

Quello. T'accheta. Al re la fola

Arpago accreditò, dentro al suo core

Ragionando in tal guisa: ‘O il re ne gode,

Ed io potrò sicuro

Il suo Ciro scoprirgli; o il re si sdegna,

E i suoi sdegni cadranno

Sopra dell'impostor.

CIRO

Ma, già che tanto

Tenero Astiage è del nipote e vuole

Oggi stringerlo al sen, perché si tace

Il vero a lui?

MITR.

Dell'animo reale

Arpago non si fida. Il re gli fece

Svenare un figlio in pena

Del trasgredito cenno; e mal s'accorda

Tanto affetto per Ciro e tanto sdegno

Per chi lo conservò. Prima fu d'uopo

Contro di lui munirti. Al fin l'impresa

Oggi è matura. Al tramontar del sole

Sarai palese al mondo; abbraccerai

La madre, il genitor. Questi fra poco

Verrà: l'altra già venne.

CIRO

È forse quella

Che mi parve sì bella or or, che quindi

Frettolosa passò?

MITR.

No: fu la figlia

D'Arpago.

CIRO

Addio. (vuol partire)

MITR.

Dove?

CIRO

A cercar la madre. (in atto di partire)

MITR.

Fermati! ascolta. Ella, Cambise e ognuno

Crede fin ora al finto Ciro, e giova

L'inganno lor; che se Mandane...

CIRO

A lei

Mai per qualunque incontro

Non spiegherò chi sono,

Fin che tu nol permetta. Addio. Diffidi

Della promessa mia? Tutti ne chiamo

In testimonio i numi. (partendo)

MITR.

Ah! senti. E quando

Comincerai cotesti

Impeti giovanili

A frenare una volta? In quel che brami

Tutto t'immergi, e a quel che déi non pensi.

Sai qual giorno sia questo

Per la Media e per te? sai ch'ogni impresa

S'incomincia dal Ciel? Va prima al tempio;

L'assistenza de' numi

Devoto implora; e in avvenir, più saggio,

Regola i moti... Ah, come parlo! All'uso

Di tant'anni, o signor, questa perdona

Paterna libertà. So che favella

Cambiar teco degg'io. Rigido padre,

No, non riprendo un figlio:

Servo fedele, il mio signor consiglio.

CIRO

Padre mio, caro padre, è vero, è vero;

Conosco i troppo ardenti

Impeti miei: gli emenderò. Cominci

L'emenda mia dall'ubbidirti. Ah! mai,

Mai più non dir che il figlio tuo non sono:

È troppo caro a questo prezzo il trono.

 

Ognor tu fosti il mio

Tenero padre amante:

Essere il tuo vogl'io

Tenero figlio ognor.

E in faccia al mondo intero

Rispetterò, regnante,

Quel venerato impero,

Che rispettai pastor. (parte)

 

 

 




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