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Pietro Metastasio
Ciro riconosciuto

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SCENA OTTAVA

 

Astiage e Cambise celato

 

AST.

E pur dagl'inquieti

Miei seguaci timori

Parmi di respirar. Non so s'io deggia

Alla speme del colpo o alla stanchezza

Delle vegliate notti

Quel soave languor, che per le vene

Dolcemente mi serpe. Ah! forse a questo

Umil tetto lo deggio, in cui non sanno

Entrar le abitatrici

D'ogni soglio real cure infelici.

 

 Sciolto dal suo timor,

Par che non senta il cor

L'usato affanno.

 Languidi gli occhi miei... (s’addormenta)

CAMB.

Che veggo, amici dèi! Dorme il tiranno! (esce)

Barbaro re, con tante furie in petto,

Come puoi riposar? Vindici numi,

Quel sonno è un'opra vostra. Il sangue indegno

Da me volete: io v'ubbidisco. Ah, mori! (snudando la spada)

AST.

Perfido! (sognando)

CAMB.

(trattenendosi) Aimè! si desta.

AST. (sognando)

Aita!

CAMB.

Ei vide

L'acciaro balenar. (vuol celarsi, poi si ferma, accorgendosi che Astiage sogna)

AST. (sognando)

Ciro m'uccide.

CAMB.

Ciro! Parlò sognando. Eh! cada ormai:

Cada il crudele. (in atto di ferire)

 

 

 




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