Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Pietro Metastasio Ciro riconosciuto IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA TERZA
Astiage e poi Arpago
AST.
Che oggetto tormentoso agli occhi miei
Costui divenne! Ei sa il mio fallo: a tutti
Palesarlo potrà. Servo mi resi
Del più reo de' miei servi. Ah! Mitridate
Mora dunque, ed Alceo. L'estinto Ciro
Il pretesto sarà... No. S'io gli espongo
A un pubblico giudizio, il mio segreto
Paleseran costoro
Per imprudenza o per vendetta. È meglio
Assolverli per ora: un colpo ascoso
Indi gli opprima. E in qual funesta entrai
Necessità d'esser malvagio! A quanti
Delitti obbliga un solo! E come, oh Dio,
Un estremo mi porta all'altro estremo!
Son crudel perché temo; e temo appunto
Perché son sì crudel. Congiunta in guisa
È al mio timor la crudeltà, che l'una
Nell'altro si trasforma, e l'un dell'altra
È cagione ed effetto; onde un'eterna
Rinnovazion d'affanni
Mi propaga nell'alma i miei tiranni.
ARP.
Ah! signor... (affettando affanno)
AST.
(con ispavento) Giusti dèi! che fu?
ARP.
Sicuro.
Non è il sangue real.
AST.
Che! si cospira
Contro di me?
ARP.
No; ma il tuo Ciro estinto
Chiede vendetta.
AST.
(Altro temei).
ARP.
(Di tutto
Il misero paventa).
AST.
Udisti, amico,
Dunque la mia sventura? Il sol perdei
Conforto mio.
ARP.
(Falso dolor! Con l'arte
L'arte deluderò).
AST.
Né mi è permesso
Punire alcun senza ingiustizia: è stato
Involontario il colpo.
ARP.
Alceo lo dice:
Ma chi sa?
AST.
Non mi resta
Luogo a sospetti. Ho indubitate prove
Dell'innocenza sua. Punir nol deggio
D'una colpa del caso. Alceo si ponga,
Arpago, in libertà; ma fa che mai
A me non si presenti,
Né le perdite mie più mi rammenti.
ARP.
Ubbidito sarai.