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Pietro Metastasio
Ciro riconosciuto

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SCENA QUINTA

 

Ciro fra le guardie e detti.

 

AST.

    È quello

Di Mitridate il figlio? (Ad Arpago a parte)

ARP.

           Appunto.

AST.

   Oh dèi,

Che nobil volto! Il portamento altero

Poco s'accorda alla natia capanna.

Che dici? (ad Arpago)

ARP.

    È ver; ma l'apparenza inganna.

CIRO

Dimmi, Arpalice: è quello

Il nostro re? (ad Arpalice a parte)

ARPAL.

         Sì.

CIRO

  (Pur mi desta in petto

Sensi di tenerezza e di rispetto). (da sé)

AST.

(Parlar seco è imprudenza:

Partasi). (s’incammina e poi si ferma)

ARP.

  (Lode al Cielo!)

AST.

(ad Arpago a parte)        Arpago, e pure

In quel sembiante un non so che ritrovo,

Che non distinguo e non mi giunge nuovo.

ARP.

(Aimè!)

CIRO

  Pria che mi lasci, (appressandosi al re)

Eccelso re...

ARP.

          Taci, pastor: commessa

È a me la sorte tua: parlando, aggravi

Il suo dolor.

CIRO

          Più non favello. (ritirandosi)

ARP.

E ancora,

Signor, non vai? Qual maraviglia è questa?

Perché cambi color? Che mai t'arresta?

AST.

Non so: con dolce moto

Il cor mi trema in petto;

Sento un affetto ignoto,

Che intenerir mi fa.

Come si chiama, oh Dio!       

Questo soave affetto?

(Ah! se non fosse mio,

Lo crederei pietà). (parte)

 

 

 




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