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Pietro Metastasio Ciro riconosciuto IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA SETTIMA
Arpago e Ciro
ARP.
Quel pastor sia disciolto; (alle guardie)
E parta ognun. (partono le guardie)
CIRO
(Quanto la figlia è grata,
È cauto il genitor).
ARP.
Posso una volta
Parlarti in libertà. Permetti ormai
Che umile a' piedi tuoi... (inginicchiandosi)
CIRO
Sorgi: che fai?
ARP.
Il primo bacio imprimo
Su la destra reale, onor dovuto
Pur troppo alla mia fé. Ciro, perdona
Se di pianto mi vedi umido il ciglio:
Questo bacio, o signor, mi costa un figlio.
CIRO
Sorgi, vieni, o mio caro
Liberator, vieni al mio sen. Di quanto
Debitor ti son io, già Mitridate
Pienamente m'istrusse.
ARP.
Ancor compita
L'opra non è. Sul tramontar del sole
Vedrai... Ma vien da lungi
Mandane a noi: cerca evitarla.
CIRO
Intendo:
Temi ch'io parli. Eh! non temer: giurai
Di non spiegarmi a lei, fin che permesso
Non sia da Mitridate; e fedelmente
Il giuramento osserverò.
ARP.
T'esponi,
Signor...
CIRO
Va: non è nuovo
Il cimento per me.
ARP.
Deh! non perdiamo
Di tant'anni il sudor. Sul fin dell'opra
Tremar convien. L'esser vicini al lido
Molti fa naufragar. Scema la cura,
Quando cresce la speme;
E ogni rischio è maggior per chi nol teme.
Cauto guerrier pugnando
Già vincitor si vede;
Ma non depone il brando,
Ma non si fida ancor:
Ché, le nemiche prede
Se spensierato aduna,
Cambia talor fortuna
Col vinto il vincitor. (parte)