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Pietro Metastasio
Ciro riconosciuto

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SCENA UNDICESIMA

 

Ciro e poi Arpalice

 

CIRO

Ah! tramonti una volta

Questo torbido giorno, e sia più chiaro

L'altro almen che verrà.

ARPAL.

Mio caro Alceo,

Tu salvo! Oh me felice! Ah! vieni a parte

De' pubblici contenti. Il nostro Ciro

Vive; si ritrovò. Quel, che uccidesti,

Era un vile impostor.

CIRO

Sì? donde il sai?

ARPAL.

Certo il fatto esser dee: queste campagne

Non risuonan che Ciro. Oh, se vedessi

In quai teneri eccessi

D'insolito piacer prorompe ogni alma!

Chi batte palma a palma,

Chi sparge fior, chi se ne adorna, i numi

Chi ringrazia piangendo. Altri il compagno

Corre a sveller dall'opra; altri l'amico

Va dal sonno a destar. Riman l'aratro

Qui nel solco imperfetto; ivi l'armento

Resta senza pastor. Le madri ascolti,

Di gioia insane, a' pargoletti ignari

Narrar di Ciro i casi. I tardi vecchi

Vedi, ad onta degli anni,

Se stessi invigorir. Sino i fanciulli,

I fanciulli innocenti,

Non san perché, ma, sul comune esempio,

Van festivi esclamando: ‘Al tempio! al tempio!’

CIRO

E tu Ciro vedesti?

ARPAL.

Ancor nol vidi.

Corriam...

CIRO

Ferma! Il vedrai

Pria d'ognun, tel prometto.

ARPAL.

E Ciro...

CIRO

Ah! ingrata!

Tu non pensi che a Ciro: il tuo pastore

Già del tutto obliasti. E pur sperai...

ARPAL.

Non tormentarmi, Alceo. Se tu sapessi

Come sta questo cor...

CIRO

Siegui.

ARPAL.

Né vuoi

Lasciarmi in pace?

CIRO

Ah! tu non m'ami.

ARPAL.

Almeno

Veggo che non dovrei: ma...

CIRO

Che?

ARPAL.

Ma parmi

Debil ritegno il naturale orgoglio.

Parlar di te non voglio, e fra le labbra

Ho sempre il nome tuo; vuo' dal pensiero

Cancellar quel sembiante, e in ogni oggetto

Col pensier lo dipingo. Agghiaccio in seno,

Se in periglio ti miro; avvampo in volto,

Se nominar ti sento. Ove non sei,

Tutto m'annoia e mi rincresce; e tutto

Quel, che un tempo bramavo, or più non bramo.

Dimmi: tu che ne credi? amo o non amo?

CIRO

Sì, mio ben; sì, mia speme...

 

 

 




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