Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Pietro Metastasio Ciro riconosciuto IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA DODICESIMA
Mitridate con guardie e detti.
MITR.
Al tempio! al tempio!
Mio principe, mio re. Questi guerrieri
Arpago invia per tua custodia. Ah! vieni
A consolar le impazienze altrui.
ARPAL.
(Con chi parla costui?)
CIRO
Dunque è palese
Di già la sorte mia?
MITR.
Nessuno ignora,
Signor, che tu sei Ciro. Arpago il disse:
Indubitate prove
A' popoli ne dié; sparger le fece
Per cento bocche in mille luoghi; e tutti
Voglion giurarti fé.
ARPAL.
Scherza o da senno
Mitridate parlò?
CIRO
Ciro son io.
Non bramasti vederlo? eccolo.
ARPAL.
Oh Dio!
CIRO
Sospiri! Io non ti piaccio
Pastor, né re?
ARPAL.
Né tanto umìl, né tanto
Sublime io ti volea: ch'arda al mio foco,
Se troppo è per Alceo, per Ciro è poco.
CIRO
Mal mi conosci. Arpalice fin ora
Me amò, non la mia sorte; ed io non amo
La sua sorte, ma lei. La vita e il trono
Arpago diemmi; e, se ad offrirti entrambi
Il genio mi consiglia,
Quel che il padre mi dié rendo alla figlia.
Oh che dolce esser grato, ove s'accordi
Il debito e l'amore,
La ragione, il desio, la mente e il core!
ARPAL.
Dunque...
MITR.
Ah! Ciro, affretta.
CIRO
Andiam. Mia vita,
Mia sposa, addio.
ARPAL.
Deh! non ti cambi il regno.
CIRO
Ecco la destra mia: prendila in pegno.
No, non vedrete mai
Cambiar gli affetti miei,
Bei lumi, onde imparai
A sospirar d'amor.
Quel cor che vi donai,
Più chieder non potrei;
Né chieder lo vorrei,
Se lo potessi ancor. (parte)