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Pietro Metastasio
Ciro riconosciuto

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SCENA TREDICESIMA

 

Arpalice sola.

 

ARPAL.

Io son fuor di me stessa. A un vil pastore,

Cieca d'amor, mi scuopro amante; e sposa

Mi ritrovo d'un re! Gl'istessi affetti

Insuperbir mi fanno, onde poc'anzi

Arrossirmi dovea! Certo quest'alma

Era presaga, e travedea nel volto

Del finto Alceo... Che traveder? che giova

Cercar pretesti all'imprudenza? Ad altri

Favelliamo così; ma più sinceri

Ragioniamo fra noi. Diciam più tosto

Che d'amor non s'intende

Chi prudenza ed amore unir pretende.

 

Chi a ritrovare aspira

Prudenza in core amante,

Domandi a chi delira

Quel senso che perdé.

Chi riscaldar si sente

A' rai d'un bel sembiante,

O più non è prudente,

O amante ancor non è. (parte)

 

 




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