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Pietro Metastasio Demetrio IntraText CT - Lettura del testo |
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Gabinetto illuminato, con sedia e tavolino da un lato con sopra scettro e corona.
Cleonice, che siede appoggiata al tavolino, ed Olinto
CLEON |
Basta, Olinto, non più. Fra pochi istanti Al destinato loco Il popolo inquieto Comparir mi vedrà. Chiede ch’io scelga Lo sposo, il re? Si sceglierà la sposo, Il re si sceglierà. Solo un momento Chiedo a pensar. Che intolleranza è questa, Importuna, indiscreta? I miei vassalli Sì poco han di rispetto? A farmi serva M’innalzaste sul trono, o v’arrossite Di soggiacere a un femminile impero? Pur l’esempio primiero Cleonice non è. Senza rossore A Talestri, a Tomiri Servì lo Scita, ed in diverso lido Babilonia a Semira, Africa a Dido. |
OLI. |
Perdonami, o regina; Di noi ti lagni a torto. I pregi tuoi Non conosce la Siria? Estinto appena Il tuo gran genitor, t’innalza al trono; Al tuo genio confida La scelta del suo re; tempo concede Al maturo consiglio; affretta in vano, In van brama il momento Già promesso da te per suo conforto: E ti lagni di noi? Ti lagni a torto. |
CLEON. |
E ben, se tanto il regno Confida a me, di pochi istanti ancora Non mi nieghi l’indugio. |
OLI. |
Oh Dio! regina, Tante volte deluse Fur le nostre speranze, Che si teme a ragion. Due lune intere Donò Seleucia al tuo dolor pietoso Dovuto al genitor. Del terzo giro Il termine è vicino, E non risolvi ancor. Di tua dimora Quando un sogno funesto, Quando un infausto dì timida accusi. Or dici che vedesti A destra balenar: or che su l’ara Sorse obliqua la fiamma: or che i tuoi sonni Ruppe d’augel notturno il mesto canto: Or che dagli occhi tuoi Cadde improvviso e involontario il pianto. |
CLEON. |
Fu giusto il mio timor. |
OLI. |
Dopo sì lievi Mendicati pretesti, in questo giorno Sceglier prometti. Impaziente e lieto Tutto il regno raccolto Previene il dì. Ciascun s’adorna, inteso Con ricca pompa a comparirti avanti. Chi di serici ammanti, Sudati già dalle sidonie ancelle; Chi di sanguigne lane, Che Tiro colorì, le membra avvolge. In su la fronte a questi Vedi tremar fra i lunghi veli attorti Di raro augel le pellegrine piume: Dalle tempie di quelli Vedi cader multiplicata e strana Serie d’indiche perle. Altri di gemme, Altri d’oro distingue i ricchi arredi Di partico destrier. Quanto ha di raro, Tutto espone la Siria; e tornan tutti A riveder la luce i preziosi Dall’avaro timor tesori ascosi. |
CLEON. |
Inutile sollievo a mia sventura. |
OLI. |
Ma che pro tanta cura, Tanto studio che pro? Se, attesa in vano Dall’aurora al meriggio, Dal meriggio alla sera, e dalla sera A questa della notte Già gran parte trascorsa, ancor non vieni? Irresoluta, incerta Dubiti, ti confondi; a’ dubbi tuoi Sembra ogn’indugio insufficiente e corto: E ti lagni di noi? Ti lagni a torto. |
CLEON. |
Pur troppo è ver, pur troppo Convien ch’io serva a questa Dura necessità. Vanne; precedi Il mio venir. Sarà contento il regno: Lo sposo sceglierò. |
OLI. |
Pensa, rammenta Che suddito fedele Olinto t’ammirò; che il sangue mio... |
CLEON. |
Lo so: d’illustri eroi Per le vene trascorse. |
OLI. |
Aggiungi a questo I merti di Fenicio... |
CLEON. |
A me son noti. |
OLI. |
Sai de’ consigli suoi... |
CLEON. |
De’ suoi consigli Io conosco il valor; distinguo il pregio Della sua fedeltà. Tutto pensai, Tutto, Olinto, io già so. |
OLI. |
Tutto non sai. Già da lunga stagion tacito amante All’amorose faci Mi struggo de’ tuoi lumi... |
CLEON. |
Ah parti, e taci. |
OLI. |
Come tacere? |
CLEON. |
E ti par tempo, Olinto, Di parlarmi d’amor? (s’alza da sedere) |
OLI. |
Perché sdegnarti, S’io chiedendo mercé... |
CLEON. |
Ma taci, e parti. |
OLI. |
Di quell’ingiusto sdegno Io la cagion non vedo: Offenderti non credo, Parlandoti d’amor. Tu mi rendesti amante; Colpa è del tuo sembiante La libertà del labbro, La servitù del cor. (parte) |