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Pietro Metastasio Demetrio IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA DECIMA
Olinto ed Alceste
OLI. |
Nelle tue scuole il padre Vuol ch’io virtude apprenda. E bene, Alceste, Comincia ad erudirmi. Ah! renda il Cielo Così l’ingegno mio facile e destro, Che non faccia arrossir sì gran maestro. |
ALC. |
Signor, quei detti amari Soffro solo da te. Senza periglio Tutto può dir chi di Fenicio è figlio. |
OLI. |
Io poco saggio in vero Ragionai col mio re. Signor, perdona Se offendo in te la maestà del soglio. |
ALC. |
Olinto, addio. Più cimentar non voglio La sofferenza mia. Tu scherzi meco, M’insulti, mi deridi, E del rispetto mio troppo ti fidi.
Scherza il nocchier talora Coll’aura che si desta; Ma poi divien tempesta, Che impallidir lo fa. Non cura il pellegrino Picciola nuvoletta; Ma, quando men l’aspetta, Quella tonando va. (parte) |