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Pietro Metastasio Demetrio IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA SESTA
Fenicio e dette.
FEN. |
Pietà, regina. |
CLEON. |
|
FEN. |
Per Alceste. Io l’incontrai Pallido, semivivo, e per l’affanno Quasi fuori di sé. La dura legge Di più non rivederti È un colpo tal che gli trafigge il core, Che la ragion gli toglie, Che lo porta a morir. Freme, sospira, Prega, minaccia; e fra le smanie e ’l pianto Sol di te si ricorda, Il tuo nome ripete ad ogni passo: Farebbe il suo dolor pietade a un sasso. |
CLEON. |
Ah, Fenicio crudel! Da te sperava La vacillante mia Mal sicura virtù qualche sostegno, Non impulsi a cader. Perché ritorni Barbaramente a ritentar la viva Ferita del mio cor? |
FEN. |
Perdona al zelo Del mio paterno amor questo trasporto. Alceste è figlio mio, Figlio della mia scelta, Figlio del mio sudor; pianta felice, Custodita fin ora Dalle mie cure e dai consigli miei; Cresciuta al fausto raggio Del tuo regio favor; speme del regno, Di mia cadente età speme e sostegno. |
BARS. |
(Zelo importuno!) |
FEN. |
E inaridir vedrassi Così bella speranza in un momento? Regina, in me non sento Sì robusta vecchiezza e sì vivace, Che possa a questo colpo Sopravvivere un dì. |
CLEON. |
Che far poss’io? Che vuole Alceste? E qual da me richiede Conforto al suo martìre? |
FEN. |
Rivederti una volta, e poi morire. |
CLEON. |
Oh Dio! |
FEN. |
Bella regina, Ti veggo intenerir. Pietà di lui, Pietà di me! Questo canuto crine, La lunga servitù, l’intatta fede Merita pur ch’io qualche premio ottenga. |
CLEON. |
Eh! resista chi può: digli che venga. (lacera il foglio e si alza da sedere) |
BARS. |
(Ecco di nuovo il mio sperare estinto). |
FEN. |
(Basta che vegga Alceste, e Alceste ha vinto). (in atto di partire, s’incontra in Olinto) |