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Pietro Metastasio
Demetrio

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SCENA OTTAVA

 

Alceste, con due comparse che portano manto e corona, e detti.

 

ALC.

Permetti che al tuo piede... (inginocchiandosi)

FEN.

Alceste, oh dèi!

Che fai? che chiedi?

ALC.

Il nostro re tu sei.

FEN.

Come! Sorgi.

ALC.

Signor, per me t’invia

Queste reali insegne

La saggia Cleonice. Ella t’attende

Di quelle adorno, a celebrar nel tempio

Teco il regio imeneo. Sdegnar non puoi

Del fortunato avviso

Alceste apportator. So ch’egualmente

Cari a Fenicio sono

Il messaggier, la donatrice e il dono.

FEN.

Né pensò la regina

Quanto ineguale a lei

Sia Fenicio d’età?

ALC.

Pensò che in altri

Più senno e maggior fede

Ritrovar non potea. Con questa scelta,

La magnanima donna

Mille cose compì. Premia il tuo merto:

Fa mentire i maligni:

Provvede al regno: il van desio delude

Di tanti ambiziosi...

MITR.

E calma in parte

Le gelose tempeste

Nel dubbio cor dell’affannato Alceste.

FEN.

Ecco l’unico evento a cui quest’alma

Preparata non era.

OLI.

Ognun sospira

Di vedere il suo re. Consola, o padre,

Gli amici impazienti,

Il popolo fedel, Seleucia tutta,

Che freme di piacer.

FEN.

Precedi, Olinto,

Al tempio i passi miei. Di’ che fra poco

Vedranno il re. Meco Mitrane e Alceste

Rimangano un momento.

OLI.

(Purché Alceste non goda, io son contento). (parte)

FEN.

Numi del ciel, pietosi numi, io tanto

Non bramavo da voi. Cure felici!

Fortunato sudor! Finisco, Alceste,

D’esserti padre. In queste braccia accolto

Più col nome di figlio

Esser non puoi. Son queste

L’ultime tenerezze. (l’abbraccia)

ALC.

E per qual fallo

Io tanto ben perdei?

FEN.

Son tuo vassallo, ed il mio re tu sei. (s’inginocchia)

ALC.

Sorgi! Che dici?

MITR.

Oh generoso!

FEN.

Al fine

Riconosci te stesso. In te respira

Di Demetrio la prole. Il vero erede

Vive in te della Siria. A questo giorno

Felice io ti serbai. Se a me non credi,

Credi a te stesso, all’indole reale,

Al magnanimo cor; credi alla cura

Ch’ebbi degli anni tuoi; credi al rifiuto

D’un’offerta corona, e credi a queste,

Che m’inondan le gote,

Lagrime di piacer.

ALC.

Ma fino ad ora,

Signor, perché celarmi

La sorte mia?

FEN.

Tutto saprai. Concedi

Che un momento io respiri. Oppresso il core

Dal contento impensato,

Niega alla vita il ministero usato.

 

Giusti dèi, da voi non chiede

Altro premio il zelo mio:

Coronata ho la mia fede;

Non mi resta che morir.

Fato reo, felice sorte

Non pavento e non desio;

E l’aspetto della morte

Non può farmi impallidir.

(parte, seguìto da quelli che portano le insegne reali)

 

 

 




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