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Pietro Metastasio Demofoonte IntraText CT - Lettura del testo |
SCENA QUINTA
Porto di mare, festivamente adornato per l’arrivo della principessa di Frigia. Vista di molte navi, dalla più magnifica delle quali, al suono di vari stromenti barbari, preceduti da numeroso corteggio, sbarcano a terra.
Creusa e Cherinto
CRE. |
Ma che t’affanna, o prence? Perché mesto così? Pensi, sospiri, Taci, mi guardi, e, se a parlar t’astringo, Con rimproveri amici, Molto a dir ti prepari, e nulla dici. Dove andò quel sereno Allegro tuo sembiante? ove i festivi Detti ingegnosi? In Tracia tu non sei Qual eri in Frigia. Al talamo le spose In sì lugubre aspetto S’accompagnan fra voi? Per le mie nozze Qual augurio è mai questo? |
CHER. |
Se nulla di funesto Presagisce il mio duol, tutto si sfoghi, O bella principessa, Tutto sopra di me. Poco i miei mali Accresceran le stelle. Io de’ viventi Già sono il più infelice. |
CRE. |
E questo arcano Non può svelarsi a me? Vaglion sì poco Il mio soccorso, i miei consigli? |
CHER. |
E vuoi Ch’io parli? Ubbidirò. Dal primo istante... Quel giorno... Oh Dio! No, non ho cor! Perdona; Meglio è tacer: meriterei, parlando, Forse lo sdegno tuo. |
CRE. |
Lo merta assai Già la tua diffidenza. È ver che al fine Io son donna; e sarebbe Mal sicuro il segreto. Andiamo, andiamo. Taci pur: n’hai ragion. |
CHER. |
Fermati! Oh numi! Parlerò: non sdegnarti. Io non ho pace; Tu me la togli: il tuo bel volto adoro; So che l’adoro in vano, E mi sento morir. Questo è l’arcano. |
CRE. |
Come? Che ardir! |
CHER. |
Nol dissi Che sdegnar ti farei? |
CRE. |
Sperai, Cherinto, Più rispetto da te. |
CHER. |
Colpa d’amore. |
CRE. |
Taci, taci: non più. (volendo partire) |
CHER. |
Ma, già che a forza Tu volesti, o Creusa, Il delitto ascoltar, senti la scusa. |
CRE. |
Che dir potrai? |
CHER. |
Che di pietà son degno, Se ardo per te; che se l’amarti è colpa, Demofoonte è il reo. Doveva il padre, Per condurti a Timante, Altri sceglier che me. Se l’esca avvampa, Stupir non dee chi l’avvicina al fuoco. Tu bella sei; cieco io non son. Ti vidi, T’ammirai, mi piacesti. A te vicino Ogni dì mi trovai. Comodo e scusa Il nome di congiunto Mi diè per vagheggiarti; e me quel nome, Non che gli altri, ingannò. L’amor, che sempre Sospirar mi facea d’esserti accanto, Mi pareva dovere; e mille volte A te spiegar credei Gli affetti del german, spiegando i miei. |
CRE. |
(Ah! me n’avvidi). Un tale ardir mi giunge Nuovo così, che istupidisco. |
CHER. |
E pure Talor mi lusingai che l’alme nostre S’intendesser fra loro Senza parlar. Certi sospiri intesi; Un non so che di languido osservai Spesso negli occhi tuoi, che mi parea Molto più che amicizia. |
CRE. |
Orsù! Cherinto, Della mia tolleranza Cominci ad abusar. Mai più d’amore Guarda di non parlarmi. |
CHER. |
Io non comprendo... |
CRE. |
Mi spiegherò. Se in avvenir più saggio Non sei di quel che fosti infino ad ora, Non comparirmi innanzi. Intendi ancora?
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CHER. |
T’intendo, ingrata!Vuoi ch’io mi uccida: Sarai contenta, M’ucciderò. Ma ti rammentaChe a un’alma fida L’averti amata Troppo costò. (vuol partire)
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CRE. |
Dove? Ferma! |
CHER. |
No, no! troppo t’offende La mia presenza. (in atto di partire) |
CRE. |
Odi, Cherinto. |
CHER. |
Eh! troppo Abuserei, restando, Della tua tolleranza. (come sopra) |
CRE. |
E chi fin ora T’impose di partir? |
CHER. |
Comprendo assai Anche quel che non dici. |
CRE. |
Ah, prence! Ah, quanto Mal mi conosci! Io da quel punto... (Oh numi!) |
CHER. |
Termina i detti tuoi. |
CRE. |
Da quel punto... (Ah, che fo!) Parti, se vuoi. |
CHER. |
Barbara! partirò; ma forse... Oh stelle! Ecco il german. |