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Pietro Metastasio Didone abbandonata IntraText CT - Lettura del testo |
IARBA Quanto è stolto, se crede
ch'io gli abbia a serbar fede.
ARA. Il promettesti a lui.
IARBA Non merta fé chi non la serba altrui.
Ma vanne, amato Araspe,
ogn'indugio è tormento al mio furore;
vanne: le mie vendette
un tuo colpo assicuri. Enea s'uccida.
ARA. Vado: e sarà fra poco
del suo, del mio valore
in aperta tenzone arbitro il fato.
IARBA No, t'arresta: io non voglio
che al caso si commetta
l'onor tuo, l'odio mio, la mia vendetta.
Improvviso l'assali, usa la frode.
ARA. Da me frode! Signor, suddito io nacqui,
ma non già traditor. Dimmi ch'io vada
nudo in mezzo agl'incendi, incontro all'armi,
tutto farò. Tu sei
signor della mia vita: in tua difesa
non ricuso cimento,
ma da me non si chieda un tradimento.
IARBA Sensi d'alma volgare. A me non manca
braccio del tuo più fido.
ARA. E come, oh dei!
La tua virtude...
IARBA Eh che virtù? Nel mondo
o virtù non si trova,
o è sol virtù quel che diletta e giova.
Fra lo splendor del trono
belle le colpe sono,
perde l'orror l'inganno,
tutto si fa virtù.
Fuggir con frode il danno
può dubitar se lice
quell'anima infelice,
che nacque in servitù.