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Pietro Metastasio Didone abbandonata IntraText CT - Lettura del testo |
IARBA Tutta ho scorsa la reggia
cercando Enea, né ancor m'incontro in lui.
ARA. Forse quindi partì.
IARBA Fosse costui?
Africano alle vesti ei non mi sembra.
Stranier, dimmi: chi sei?
ARA. (Quanto piace quel volto agli occhi miei!)
ENEA Troppo, bella Selene...
IARBA Olà non odi?
ENEA Troppo ad altri pietosa...
SEL. Che superbo parlar!
ARA. (Quanto è vezzosa!)
IARBA O palesa il tuo nome, o ch'io...
ENEA Qual dritto
hai tu di domandarne? A te che giova?
IARBA Ragione è il piacer mio.
ENEA Fra noi non s'usa
di rispondere a stolti.
IARBA A questo acciaro...
SEL. Su gli occhi di Selene,
nella reggia di Dido, un tanto ardire?
IARBA Di Iarba al messaggiero
sì poco di rispetto?
SEL. Il folle orgoglio
la regina saprà.
IARBA Sappialo. Intanto
mi vegga ad onta sua troncar quel capo,
e a quel d'Enea congiunto,
dell'offeso mio re portarlo a' piedi.
ENEA Difficile sarà più che non credi.
IARBA Tu potrai contrastarlo? o quell'Enea,
che per glorie racconta
tante perdite sue?
ENEA Cedono assai
in confronto di glorie
alle perdite sue le tue vittorie.
IARBA Ma tu chi sei, che tanto
meco per lui contrasti?
ENEA Son un che non ti teme, e ciò ti basti.
Quando saprai chi sono
sì fiero non sarai,
né parlerai così.
Brama lasciar le sponde
quel passeggiero ardente:
fra l'onde poi si pente,
se ad onta del nocchiero
dal lido si partì.