Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Pietro Metastasio Didone abbandonata IntraText CT - Lettura del testo |
DID. Enea, salvo già sei
dalla crudel ferita.
Per me serban gli dei sì bella vita.
ENEA Oh Dio, regina!
DID. Ancora
forse della mia fede incerto stai?
ENEA No: più funeste assai
son le sventure mie. Vuole il destino...
DID. Chiari i tuoi sensi esponi.
ENEA Vuol... (mi sento morir) ch'io t'abbandoni.
DID. M'abbandoni! Perché?
ENEA Di Giove il cenno,
l'ombra del genitor, la patria, il Cielo,
la promessa, il dover, l'onor, la fama
alle sponde d'Italia oggi mi chiama.
La mia lunga dimora
pur troppo degli dei mosse lo sdegno.
DID. E così fin ad ora,
perfido, mi celasti il tuo disegno?
ENEA Fu pietà.
DID. Che pietà? Mendace il labbro
fedeltà mi giurava,
e intanto il cor pensava
come lunge da me volgere il piede!
A chi, misera me! darò più fede?
Vil rifiuto dell'onde,
io l'accolgo dal lido; io lo ristoro
dalle ingiurie del mar: le navi e l'armi
già disperse io gli rendo; e gli do loco
nel mio cor, nel mio regno; e questo è poco.
Di cento re per lui,
ricusando l'amor, gli sdegni irrìto:
ecco poi la mercede.
A chi, misera me! darò più fede?
ENEA Fin ch'io viva, o Didone,
dolce memoria al mio pensier sarai:
né partirei giammai,
se per voler de' numi io non dovessi
consacrare il mio affanno
all'impero latino.
DID. Veramente non hanno
altra cura gli dei che il tuo destino.
ENEA Io resterò, se vuoi
che si renda spergiuro un infelice.
DID. No: sarei debitrice
dell'impero del mondo a' figli tuoi.
Va pur: siegui il tuo fato:
cerca d'Italia il regno: all'onde, ai venti
confida pur la speme tua; ma senti.
Farà quell'onde istesse
delle vendette mie ministre il Cielo:
e tardi allor pentito
d'aver creduto all'elemento insano,
richiamerai la tua Didone in vano.
ENEA Se mi vedessi il core...
DID. Lasciami, traditore!
ENEA Almen dal labbro mio
con volto meno irato
prendi l'ultimo addio.
DID. Lasciami, ingrato.
ENEA E pur con tanto sdegno
non hai ragion di condannarmi.
DID. Indegno!
Non ha ragione, ingrato,
un core abbandonato
da chi giurogli fé?
Anime innamorate,
se la provaste mai,
ditelo voi per me!
Perfido! tu lo sai
se in premio un tradimento
io meritai da te.
E qual sarà tormento,
anime innamorate,
se questo mio non è?