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Pietro Metastasio L'endimione IntraText CT - Lettura del testo |
DIANA ed AMORE.
AMO. |
Bella Diva di Cinto, Non isdegnar che un pastorello umile Tuo compagno si faccia e tuo seguace. |
DIA. |
Chi sei tu? Donde vieni? E qual desio A passeggiar ti tragge Queste felici piagge? |
AMO. |
Alceste è il nome mio; di Cipro in seno Apersi i lumi ai primi rai del giorno, E fin da' mici natali Fur mio dolce pensier l'arco e gli strali. Ma perchè di sue prede Povero ho fatto il mio natìo paese, Desioso ne vengo a nuove imprese. |
DIA. |
E tu fanciullo ancora Osi aggravare il mal sicuro fianco Di pesante faretra, e non t'arresta Delle fere omicide il dente e l'ira? |
AMO. |
Benchè fanciullo sia, Questa tenera mano Un dardo ancor non ha scoccato in vano. Ben della mia possanza Darti sicuro pegno Coll'opre più, che col parlar, mi giova; Qual io mi sia, te n'avvedrai per prova. |
DIA. |
Orgogliosetto Alceste, Quel tuo parlar vivace Troppo ardito mi sembra, e pur mi piace. Mio compagno t'accetto; Or tu l'armi prepara, Pronto mi siegui, e le mie leggi impara. |
AMO. |
E quai son le tue leggi? |
DIA.
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Chi nelle selve amico Volge a Diana il core, Siegua le fere, e non ricetti Amore. |
AMO.
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E perchè tanto sdegno Contro un placido Nume, Per cui solo ha la terra ed han le sfere E vaghezza e piacere? |
DIA. |
Se de' mortali in seno Ei versa il suo veleno, Fra' bellicosi sdegni Ardono le città, cadono i regni. |
AMO. |
Anzi nel dolce foco Degli amorosi sdegni Propagan le città, crescono i regni. |
DIA. |
Son compagni d'Amore Le guerre ed il furore. |
AMO. |
E d'Amor son seguaci Le lusinghe e le paci. |
DIA. |
Orsù, teco non voglio Consumar vaneggiando il tempo in vano, Se me seguir tu vuoi, Amante esser non puoi. |
AMO. |
Perdonami, Diana; Tuo compagno esser bramo, Ma di doppio desio mi scaldo il core. Amante e cacciatore Vo' con egual piacere Ferir le Ninfe e seguitar le fere. |
DIA. |
Temerario fanciullo, Parti dagli occhi miei; Perchè fanciullo sei, Alla debole età l'error perdono. Se tal non fossi, allora Più saggio apprenderesti A non tentar co' detti il mio rigore. |
AMO. |
Dall'ira tua mi salverebbe Amore. |
AMORE. |
Va pure; ovunque vai, Da me non fuggirai. No, non fia ver che sola Fra i Numi e fra i mortali Tu non senta i miei strali, e vada illesa Dalle soavi mie fiamme feconde, Da cui non son sicuri i sassi e l'onde.
Quel ruscelletto Che l'onde chiare Or or col mare Confonderà, Nel mormorio Del foco mio Colle sue sponde Parlando va. Quell'augelletto Ch'arde d'amore, E serba al piede, Ma non al core La libertà, In sua favella Per la sua bella, Che ancor non riede, Piangendo sta.
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